Aveva fatto il possibile, il burattinaio, nel confezionare le due maschere.
Lei ordinava e lui eseguiva.
Erano pronte. La prima, come al solito, ne riproduce le sembianze, la sua bellezza esaltata nel perfetto taglio degli occhi, il verde esatto, la bocca e l’incarnato.
L’altra è una lei orribilmente livida e invecchiata: rughe fittissime e profonde a contornare gli occhi di un’espressione triste, devastata.
E le aveva cucito le due vesti, quella di seta viva e oro, l’altra di cenere e dolore.
Lui l’amava, felice di condividerne il segreto: a lei piaceva conquistare gli uomini nel mondo virtuale, li sceglieva curiosi e intelligenti, in sintonia con il suo spirito arguto. Riusciva sempre ad ammaliarli, fino a condurli al desiderio del contatto fisico, reale.
Concesso l’appuntamento, metteva in atto la sua strategia.
Anche stavolta si è presentata simile a se stessa, il corpo snello nella veste magnifica e splendente.
Nella camera luci soffuse, musica sottofondo, i fiori e lo champagne.
Lui si spoglia per primo, lei indugia.
Carezze sinuose ed avvolgenti.
Quando lui è al culmine del desiderio gli si avvicina per baciarlo, si toglie la maschera e…
sotto appare l’altra.
L’orribile volto ed il sudario sortiscono il loro effetto raccapricciante.
Mentre l’uomo boccheggia, esterrefatto, lei fila via con maschere e vestiti.
-Com’è andata, tesoro?
-Benissimo, mio caro. Stavolta il tizio quasi ci rimaneva secco.
-Le mie creazioni funzionano alla grande!
Dice lui, togliendosi quella buffa maschera da burattinaio.