Come faccio a rapirti
se ti adagi nel limbo del letto se
non permetti alla furia del pianto
di scioglierti a morte
prima d’un qualunque modo d’esser vivo
soffiarti il naso spremerti un foruncolo
andare al bagno – eufemisticamente –
o giù per strada a negoziare un quarto d’ora
di rimozione dal qui
come faccio a spiegarti che ruggisce
la parola
che prima di farsi lembo taciturno e scritto
è rombo
talmente gorgo e vertigine
da rasentare smembramento
e ci dilanierebbe in maniera perfetta
da non poterci più distinguere
tu ed io
un colosso di marmo
fuso a una bouganville
Sua Altezza
la Poesia
elia
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ahahahah… mt 1,50 di poesia 😀
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Quando profetizzi raggiungi un grado di intensità poetica quasi diversamente irraggiungibile.
Ho usato di proposito il verbo profetizzare perché attribuisci alta voce a canto lacero, usato e disusato. Tu rinnovi forme e mistero.
Narda
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grazie, cara Narda, di esserti soffermata su questo aspetto metafisico che spesso si insinua nei miei versi, senza che io possa arginarlo.
sarà perché quando si sono sperimentate le visioni del coma, si ritorna in questo mondo completamente diversi e consapevoli.
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sono felice dei tuoi apprezzamenti, cara gb, perché l’eleganza è l’espressione filosofica della bellezza.
grazie ❤
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“come faccio a spiegarti che ruggisce
la parola” ❤
Cri, una grande meraviglia, sì.
Ho letto ogni commento e… sto in silenzio e ascolto questa musica che si intreccia con i tuoi versi.
Mia piccola-grande Cri cara
gb
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…e quanta eleganza in tutto.
gb
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miracolosamente bella. Infatti: come fai? Fai. Come fa il cuore a battere…
Baci
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dici questo perché sai…
baci
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Versi ricchi di sonorità e sensorialità con sfumature che producono un effetto di sogno e di musica che accarezza e culla, come l’immagine che l’accompagna.
Una revérie per trasmutare emozioni dolorose in occasione letteraria e… per tenere a bada la voce primitiva di Thanatos.
E’ un dialogo che oscilla dal bisogno di uno specchio/Narciso capace di dare stabilità ad idee del tipo “sacrificare tutto per una nuova rinascita”… ad una comunicazione intima con un Sè soffocato da una falsa compiacenza di appartenere alla Vita.
-Come faccio…- suona così potente ed impotente questo interrogativo gridato dal cuore…
-Come faccio…- urla, scuotendola quasi con violenza nel vano tentativo di dialogare con “lei”, con-tenta ed in-tenta nei “qualunque modi di essere vivi”.
“Lei”, che non sente il rombo di quelle parole che pure squarciano il cielo inzuppate di poesia, quelle parole che ruggiscono e con il loro impeto violento, come fossero lo scudo della testa di Medusa, pietrificano il lettore, quelle parole vive che esaminandosi dicono tutto..capaci di implodere e fondere in un tutt’uno “colossi di marmo con tenere bouganville”…
“Lei”, simile a quella finestra sul selciato che suggerisce l’idea di immutabilità, permanenza, barriera che ostacola ogni progresso…
E, come Orfeo trovò il suo doppio nell’usignolo condannato a cantare in soitudine, non resta che continuare “a percorrere in versi ed inversi quell’anello di Moebius mentre l’io continua ad esistere, eterno e solitario, dislocato nel vuoto” !
Che meraviglia, Cris!!
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Nina, si ha un bel sorprendersi di spalle, o fissarsi negli occhi di uno specchio.
Sento e vedo più che altro un fantasma.
Abitatore inconsapevole della mia notte, a volte anche del giorno.
Una voce taciuta per incapacità di essere al di sopra dei condizionamenti, troppo preso dal comune senso del comunicare senza nulla trasmettere.
Forse a rivestirlo di una forma precisa, corro il rischio di non seguirlo più, benché rappresenti l’altro aspetto misterico.
Senza scomodare i rosacroce, e prendendo le distanze da suggestioni alchemiche, sono io a precedere, voltandomi soltanto per vederlo volontariamente bendato, deciso a non smarrirsi ancora, e finalmente pronto a lasciare l’erebo.
Cosa tra l’altro resa possibile da quando la scelta del percorso è in verticale, e un soffio invisibile sostiene mentre si scorge il varco aprirsi in alto.
Grazie di esserti addentrata così profondamente in questi versi.
cri
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Splendida replica la tua, Cri, al profondissimo commento di ninaesposition.
gb 🙂
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…e si trasmuta in un fuoco d’artificio mai visto…il fiorire di stelle e colori, è un parto doloroso, dalla deflagrazione interiore ai polsi, alla pagina vergine e poi agli occhi di “altri”…c’è dell’esplosivo in maschera in queste tue ultime che tu maneggi con la consueta perizia ed eleganza…
Grande Cris!
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Fran, di parti e di deflagrazioni esperta…
l’esplosivo c’è, è dirompente. e non so fino a quando e fino a dove mi potrà preservare il dirne in versi.
conosci bene il mio pensiero.
se ti dico che ho smesso di nuotare contro corrente, puoi capire, vero, cosa mi sta succedendo?!…
a presto
ciao
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Che bel duetto tra Anna Maria e Cristina! Bravissime ad entrambe.
Buona domenica
car
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grazie, Car
Buona domenica e un abbraccio
cri
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…
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🙂
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è solo entrando nel cerchio che si snoda
che alla parola potrò dare un tetto
mi strapperò dal limbo del mio letto
con la tua voce danzerò, oltre la moda
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ed è sentendo l’altro che si annoda
storia con storia, e tutto quanto detto
ed al messaggio ora gridato, a stretto
giro d’un’eco si risponde e accoda…
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Meglio scriverla la parola, perché ha una tale forza da esploderci tra le mani. Nello scriverla acquista dolcezza, una disperata dolcezza, quella che si manifesta in questa tua creazione, assolutamente struggente e incantevole.
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Sì, Guido, è così, quella parola che sembra dover deflagare dolorosamente dentro, ecco che miracolosamente trova la via d’uscita, e allora già mentre la si scrive, ci placa.
Grazie dell’apprezzamento.
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…come faccio a spiegarti che ruggisce
la parola
che prima di farsi lembo taciturno e scritto
è rombo
talmente gorgo e vertigine
da rasentare smembramento…
li evidenzio perché sono davvero alti ed è così che nasce la poesia
franca
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Grazie, Franca, della stima che hai per i miei versi.
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Già… le assonanze… limbo lembo rombo… casuali forse, ma non credo…
preferisco pensare che siano emerse così spontaneamente che la resa sia per questo efficace.
Tanto più che mi sembra di assistere ad un formarsi graduale di un puzzle, dove ogni tessera ha la sua precisa collocazione e non altra.
Ben detto quel “quarto d’ora di rimozione dal qui” che si negozia per strada…
ed anche la parola che ruggisce!!!
Brava.
Buon week
Car
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Stavolta rispondo ai commenti con citazioni, vedo.
Questa è lo stralcio di una risposta all’intervista da te rilasciata sul quotidiano “Il Giorno”:
“per scrivere devi avere qualche sensibilità che ti porti a desiderare di farlo. Una situazione che a tutti può sembrare banale, per il poeta diventa qualcosa di diverso. ”
Non mi ero accorta delle assonanze, sono scaturite così, come del resto tutta la poesia.Grazie di avermelo fatto notare.
buona domenica
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Orfeo ed Euridice sono l’incarnazione della leggenda delle due mezze mele che si riconoscono e si riuniscono, in realtà sono uno, così come la Cristina carnale, che si adagia “nel limbo del letto” e non permette “alla furia del pianto” di scioglierla “a morte” è una con la Cristina poetica, che le chiede: “Come faccio a rapirti”?
E la parola vi rende una sola cosa, una sola Cristina, simile ad una pianta di spine e di fiori. Ma che bella poesia, nitida, libera ed efficacemente comunicativa. Il blessed lo tradurrei con consacrata dalla poesia che ferisce in delizia, toccata e resa canale poetico. A questo punto non è più composizione, ma vita, sangue proprio, anima. Chi legge difficilmente capisce, ma comunque percepisce se si accosta alla lettura con animo sgombro da idee preconcette sull’incomprensibilità della poesia di oggi. Avviene un anima ad anima poeta-lettore, per cui si può leggere e rileggere entrando e uscendo dalle infinite sfaccettature interiori dell’altro.
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non trovo di meglio, cara Mimma, che citarti:
“…poesia che ferisce in delizia, toccata e resa canale poetico. A questo punto non è più composizione, ma vita, sangue proprio, anima. Chi legge difficilmente capisce, ma comunque percepisce se si accosta alla lettura con animo sgombro da idee preconcette sull’incomprensibilità della poesia di oggi. Avviene un anima ad anima poeta-lettore, per cui si può leggere e rileggere entrando e uscendo dalle infinite sfaccettature interiori dell’altro.”
miglior defnizione della poesia, non trovo.
Grazie!
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Oh mioddio, è un grido questa poesia, cris! Bellissimo quel “come faccio” che dà un tono di tenerezza al testo. Tutto il resto è dolore, sofferenza quasi incontenibile, ma la bellezza dei versi sublima anche questi stati d’animo. Mi è piaciuta tanto, ma proprio tanto. Ormai naufraghiamo un pò tutti nel dolore, chi per un motivo, chi per un altro e tu lo esprimi magnificamente, anche per noi. Un bacio e buona giornata
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Diceva Franco Fortini che “… la poesia è un ragionamento fatto in presenza di un sogno, cioè un discorso che in apparenza è un discorso come un altro cioè un discorso di amore, di dolore, di descrizione, di esortazione, di sapere, di sapienza che è fatto sotto lo sguardo di un fantasma sotto uno sguardo che tutto tramuta, tutto apparentemente lasciando intatto come accade appunto nei sogni.”
cara Ross, perciò scriviamo…
buona domenica.
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La potenza creativa porta sempre in sé un enorme contributo di dolore…
ma come faccio a dirti che se la parola ti si offre, così prepotentemente da imporsi dalla sponda del letto al trionfo di bouganville, a te non resta che trasmetterla…
però non dimenticare di non voltarti indietro…
un abbraccio
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chissà che non abbiano fatto lo stesso errore di voltarsi indietro, le nostre anime.. e adesso il corpo, disgiunto dalla consapevolezza dello spirito, vaga nel mondo delle rinascite sperando prima o poi nel ricongiungimento…
ti riabbraccio
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