Osservo una sagoma
non ci sono contorni
-dove comincia mai
dove finisce?-
bisognerebbe avere spago
e spillo -a puntarlo nel centro-
tracciarle l’infinito intorno
e non svegliarla
tacerle
-ma a chi?-
in questa casa dove non esiste
che un fagotto di ciance
in una diceria da bric-à-brac
l’amica altrove
canta la ninnananna a bianche forme
– erano sue carezze nelle mani –
compresse in due ossicini
di metacarpo
eppure in essi c’è un amore immenso e
acuto
un dolore di cielo










