Nel vento delle nebulose
si fa festa
a me, figlia d’aggiunte e sottrazioni
una bracciata di dimenticanze
un nome che non so
venni da questo ginepraio di mondo
da circostanze approssimate
sparpagliati pensieri e mezze idee
avevo un nome
dissero
accostai la mia bocca a una tempesta
l’orecchio al crepitare delle pire
vidi gli uccelli della pece
digerire l’eterno
sedetti nella moltitudine
fui scorrere di fonte e fui l’invaso
entravo e uscivo dalle mie certezze
mi riempivo di niente.
Ora la porta è un aliseo solare
reca le mie vittorie
e sono un raggio
d’immensa rifrazione










