Ora di punte infisse
ballano topi zingari nel muro
in ore antelucane arricciano le frange
e certo non è facile resistere
allo squittire ossianico
monotonia che affabula e sconcerta
__perché le cose sfumano e si stingono__
gli spiccioli raccolti per la strada
in mani sconosciute nel soqquadro
gemme di quarzo additano
a un’ospite affacciata – ormai lontana –
il tè fiorito d’ambra
consigli d’amnesie
__ma le cose taciute non si estinguono__
E c’è chi rischia il fiato
andando a meta
sotto uno chapiteau di scorza nera.
cristina bove 
sei musicale, ed è bellissimo
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Ciao Lilith!
Sto ri-leggendo il libro della Estés (Donne che corrono coi lupi) e ho trovato una frase che parla della consapevolezza del dimenticare, che non vuol dire cancellare, ma semplicemente rendere innocui i ricordi che fanno male.
Certamente, “nei cassetti della memoria” rimarranno sul fondo, ma impediremo loro di avere visibilità non sollevando mai il foglio che li ricopre, dando invece visibilità ai ricordi belli, i soli che fanno stare bene.
Come quando il pensiero ci porta senza il nostro consenso in zone che non vorremmo più visitare e allora la nostra consapevolezza interviene per fargli prendere la direzione che siamo capaci di imporgli in quel momento.
Buon dì,
Car-Lilith.
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cara Car 🙂
questa consapevolezza ce l’ho e come!
a correre coi lupi, e non solo leggerne (lo lessi tempo fa) ci sono allenata.
non sono i ricordi più a fare male, è l’intuire che gli stessi vengono distorti da altre fonti, e chi ti esorta a dimenticare lo fa forse per un suo tornaconto, magari recondito.
i ricordi belli, anzi bellissimi, sono quelli che abitano la mia mente sempre, sennò avrei da tempo abbandonata ogni voglia di vivere.
sono ricordi di vita vissuta, avventurosa, affascinante, ancora attuale: viaggi, i miei figli, le mie amicizie vere, la poesia… altroché!
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le cose taciute sono quelle che circolano a voce alta…
a volte ci prendono alle spalle.
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Circa, forse cerco di capire, all’incirca. Ci circondano troppi misteri. Le cose taciute.
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Talvolta i “consigli d’amnesie” bisognerebbe saperli ascoltare, purché resti vivo il ricordo dell’ermetico enigma che in te sa farsi Poesia.
baciosera
grazia
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infatti, carissima, proprio così.
un bacio di buona giornata
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Mi piace molto il tuo dipinto Cristina… e mi ha indotto a fare un piccolo giro sul tuo sito, dove ho trovato altri dipinti che ” sento ” molto, tra cui una Nut nella sua bellissima posa arcuata, i miei più vivi complimenti!
Molto bello il tuo associare il tempo delle cose che sfumano e si stingono allo squittire malinconico dei topolini.
Una bella serata
Roberto
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Grazie, Roberto dell’attenzione che hai dedicato alle mie cose.
La malinconia da circo emerge da tempi lontani, si trasferisce adesso al grande show dell’esistenza.
Ascolto voci che forse è un bene che mi tengano sveglia.
Sotto l’ombra di un tendone si può perdere di vista il cielo…
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Ma c’è sempre la speranza che si apra uno spiraglio nella scorza nera,
a permetterci la visione di cosa si nasconde dietro l’apparenza di questo circo
chiamato vita, di queste maschere e tutto quello che suggerisci nel titolo tra parentetica…tra l’altro oltre ad essere filosofica in questa tua c’è un sottofondo di sarcasmo dolente: mi riferisco a chi raccoglie spiccioli…e trafuga gemme
nella speranza che cada il velo della dimenticanza, ma come ben esprimi anche se taci non vuol dire che hai dimenticato, ma cerchi la ragion d’essere
che si nasconde dietro determinati accadimenti…e comportamenti…
quanta consapevolezza nei tuoi dubbi!
Come sempre raffinata-mente ti esprimi in modo incantevole, la poesia è il tuo dono.
A presto.
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eh, sì, cara amica, si può trafugare di tutto, ma ciò che più fa male è la sottrazione di fiducia.
preferire la versione che fa comodo anziché volersi accertare della verità, è quanto fa allontanare perfino chi professa amcizia.
e i topi sono lì, se ne avverte il tramestio e lo svioliinare tzigano…
io conservo macerie, ma solo per non essere tradita ancora da me stessa, dal mio possibile oblio.
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io la trovo bellissima, dall’incipit alla fine è una danza densa di malinconia, di vita, di inaspettato e di così estremo, così come la vita del circo
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sì, molto di tutto ciò, Mirella,
voci improvvise scuotono e a volte immalinconiscono.
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PROPRIO UN “CIRCO”
è tutto ciò che hai de-scritto in questi versi abilissimi.Non mi è mai piaciuto il circo.Non ho mai portato i miei bimbi che,quando,a volte ci s’imbatteva in uno spettacolo da circo sullo schermo della TV ,loro piangevano e io rapidamente cambiavo canale.Personalmente una sola volta sono andata al circo ma volevo scappare e,come i miei figli tenevo solo una gran voglia di piangere.Altro che divertimento! Il circo è disperazione.Duro lavoro di acrobati ,giocolieri e pagliacci col naso rosso e lacrima cristallizzata.Ovviamente io non faccio testo visto che ancora a qualcuno piace.
Un saluto poetessa e,un fertile buon giorno.Mirka
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Anche per me, cara Mirka il circo non era il massimo che si potesse offrire a bambino. Tranne i trapezisti e gli acrobati, il resto mettteva solo angoscia, e mie fgli non lo amavano punto.
Ma questo è il circo della vita… circa…
mus musculus, tra pareti o atri cardiaci, meglio dimenticare.
buona serata,
a presto.
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“……le cose taciute non si estinguono….” affiorano tra i ricordi indelebili e il cammino diviene un macigno…….Ma tu voli in alto e l’alba tornerà a sfiorare le tue ali ferme.Ti abbraccio, Mary
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Mary, eppure, sarà un’illusione, ma a me pare spesso di volare.
anche a testa in giù 🙂
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quei topi zingari! che meraviglia!
Cristina questa è davvero nelle mie corde e nei miei cuori (ne ho molti!! a volte qualcuno si ferma!)
chicca
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il bardo cantava di eroi
sua madre Sadhbh inanellava versi
qui, invece, batracomiomachia da intercapedini.
bello avere tanti cuori!
me ne servirebbe uno di riserva, cara Chicca.
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sì è bello avere tanti cuori, e uno lo lascio sempre nelle tue parole, non vuole saperne di ritornare!
grande Cristina
chicca
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grazie, Chicca, lo tengo stretto al mio.
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Io direi che qui il titolo è determinante: “circa” è un tentennamento del se stesso che si trova gettato al centro del “circo “, che è questa vita dove interpretiamo i nostri ruoli molteplici e contemporanei. Tentennamento che i topi stessi deridono guardandoci mendicare qualche centesimo d’amore o di speranza o di un altro po’ di vita che non sia sopravvivenza. E ci sono i ricordi di quell’altra noi stessa, un’ospite per noi, ancora affacciata, ma lontana, con il profumo inestinguibile della giovinezza caldo sulla bocca. Il tendone di scorza nera pesante cala soffocando gli ultimi guizzi: poesia triste e bella.
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infatti, cara Mimma, mica ti poteva sfuggire.
stavolta non so come hai fatto (anzi lo so) a entrare così completamente in questo testo.
la cupola del circo incombe, e non solo quella.
se almeno i topi narrassero di eroi… invece…
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Come dice Stefano re e in aggiunta vi trovo tante immagini surreali che stimolano la fantasia del lettore.
ciao
franca
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surreali?…
squittiscono davvero.
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Sei eccezionale Cristina!
“perché le cose sfumano e si stingono”
“ma le cose taciute non si estinguono”
Tutto ruota attorno a questi due splendidi endecasillabi, chiusura e apertura verso nuove possibilità.
Stefano
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Stefano, mi scappano sempre gli endecasillabi… speriamo sia ancora poesia!
grazie.
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