Scrivetela voi questa parola
forsennata
che brilla e giganteggia
come se fosse pepe nel didietro
e tutti spinge
all’acquistare bonus per la santa
messa nel…
malus da strenne o renne
il babbione
arriva a dirla tutta: anche stavolta
che mangino brioches
io me ne sbatto
il pane
lo mangiano soltanto gli straccioni
ah ecco
lo direte, quanto rompe
‘sta capapersa per i miserabili
signori, avete forse mai provato
a non avere casa né cartone?…
ve le do io le feste
d’altari e panettoni
e ve lo meritate quel pastore
anche l’osceno nano
che per avere il regno chiavi in mano
unge le serrature.
E ve lo meritate solo voi
che lo lodate
che vorreste emularlo il poco d’uomo
ma tanto mascalzone.
Io sono stanca assai del malaffare
tiro calci nei denti
non solo ai malviventi ma ai piagnoni
delle opere pie
dame di carità, sicari buoni.











sìsìsì! Mauro, lo confesso.
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“che vorreste emularlo il poco d’uomo”
avrebbe dovuto bastare la riproposizione del verso. A scanso d’equivoci non dico che è il migliore del testo che ci è stato offerto, ma la più misurata e nello stesso tempo spieta definizione del personaggio in cui mi sia imbattuto.
Gesù, Cristina, non è che stai tentando di fami diventare un patito della poesia?
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Doris, ti ringrazio della condivisione.
le voci sono tante e non tacciono…
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…felice di non aver seguito il consiglio e averti invece letto, per fortuna che tiri fuori anche questa voce dal tuo magico cilindro Cris, ci vuole motivazione anche in questo, ti ammiro, hai parlato anche per me…
Doris
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Rossana
hai espresso talmente bene anche la mia rabbia!
come irene, so che se non ne parlassi e denunciassi, almeno, sarei una potenziale barricadera.
grazie di aver lasciato il tuo commento di chiarezza esemplare.
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Sì, era decisamente meglio se resistevo alla curiosità di leggerti, dopo aver resistito alla volgarità di quei pasti esibiti come catene ai polsi costati solo mille piatti di minestra. Hanno prima creato la fame trasformandola quindi in una fonte di lucro e di dominio. Come se il paradiso fosse solo una mera questione contabile. Togliendoti la dignità di un lavoro e di un tetto, possono pure adempiere al precetto di spezzare il pane con te deviando denaro pubblico da un doveroso welfare a mense oceaniche e coscienze controllate a suon di rosari. Brava Irene Klein, a trovare in sé la strada per non impazzire e ucciderli. Forse potremmo tutti imitarla, sottrarre bocche a questo disgustoso commercio che è già assenza di libertà. Come può essere libero chi dipende dalla propria fame?
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Sì, Mariella, vorrei tanto che si riprendesse a vivere conn rispetto e amore tutto l’anno e non solo con le luminarie e gli sfarzi dei templi.
gli stregoni con le penne colorate ancora irretiscono le tribù…
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E’un giusto Natale, se si ha una sana voglia di mandare tutto e tutti al diavolo … Al diavolo l’orgia del consumo, al diavolo i consumatori, e che venga presto un tempo nuovo.
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Massimo, abbiamo solo la parola, e speriamo che non ce la tolgano…
bacio più abbraccio
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contro ogni retorica, la durezza e l’ingiustizia del quotidiano, là dove una poetessa può ferire più di tanti lacchè (si scrive così?) balbuzienti in dibattiti inconcludenti.
Un bacio
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Maria, condivido il tuo pensiero, sono molti i dormienti, pochi i ridestati.
Possiamo solo sperare che si sveglino.
Mirka, abbiamo almeno le parole per sentirci solidali, e usiamole, continuiamo a dire e a suonare campane, prima o poi qualcuno si sveglierà!
A presto, cara amica.
Savina, grazie! Per te mangerò lo zucchero filato a dispetto del diabete. ecco.
sono più monella di quel che sembra, eh?…
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Monella. E bravissima. Meriti uno zucchero filato alto come un grattacielo.
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IL POETA
non sarà mai nè belletto nè melina, nè colla che aggiusta, ma COSCIENZA che scuote pigri, ignavi dormienti. Frusta necessaria, i tuoi versi, come già una volta la usò Gesù, nel tempio, con gli ipocriti, gli scribi, i sepolcri imbiancati, i farisei. SEI GRANDE OLTRE AD ESSERE UN UMANISSIMO CUORE DI BURRO.
AUGURI Cristina,nell’attesa di poterceli fare a voce. Mirka
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Mia cara Cri,
“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.”
Eh sì, cara ,Gandhi ha indicato le vie e gli strumenti …..
E il disprezzo di Dante nei confronti degli ignavi risuona oggi più che mai attraverso la voce della poesia , ma i più non sono “desti”” nel tempo de li dei falsi e bugiardi”.
Un abbraccio
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Irene, capisco, o almeno credo di capire quanto ti sia difficile continuare a scegliere di vivere con e per gli altri.
L’indifferenza, l’ignavia, la narcolessia, stanno distruggendo il nostro paese, ma forse l’intero mondo.
Essere terroristi non paga, non è con la violenza che si ottengono risultati duraturi.
La storia lo comprova.
Gandhi ha indicato la via, ma bisogna essere prima di tutto “desti”.
ciao, cara
buona giornata.
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Cristina, menomale che sono venuta… tu sei stanca? Io mi ci sono ammalata per quello che hai scritto.
Per guarire, dopo gli studi, ho spalancato d’istinto la porta della mia casa, perché non ero povera. Neanche ricca però. Ero autosufficiente e non dipendevo che dal mio lavoro. E ho accolto chiunque.
Non sono un volontario di quelli che hanno aiuti, non ci capisco niente di leggi. Ce la caviamo.
Piano piano, toccando con mano e risolvendo, piangendo e ridendo nell’aiutarci, queste persone che hanno vissuto o vivono ora nella mia casa, mi hanno guarito l’anima. Si aiutano fra loro. Man mano che si sistemano aiutano gli altri. Intanto mi sono sposata, vedova giovanissima, e ho continuato, sempre.
Anche ora. Ma non perché sono buona, Cristina, neanche per sogno. Per bisogno urgente, per necessità: a dirla tutta, se non facessi quello che faccio io sarei una terrorista. Ucciderei
Non si può avere un cervello e resistere. Ucciderei sì, altro che parolacce… i miei amici, di qualunque male siano afflitti, loro mi salvano.
Non credere che si salga agli onori degli altari, NO. Pazza è il primo giudizio… anche il secondo. Non ti dico cosa ha dovuto vedere e vede il mio condominio : ) Come ti capisco, un bacio e grazie, irene
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cum passio, patire insieme, e poi magari anche gioire insieme.
alla stessa tavola, e non come lazzaro a mangiare le briciole del ricco epulone…
questa falsità turibolare non la sopporto più, del tutto.
ciao Mimma. ti abbraccio
sai bene, frantzisca, che non potrei fare diversamente.
un grosso bacio e una profonda condivisione, sempre.
margherita, sei certamente in sintonia snatalizia, per quanto dirne sembri contrastante.
buone giornate di serenità:-)
sempre meglio che piangere, mike
cara Ferni, questa tua poesia mi è piaciuta tantissimo.
essere pane, campo di grano la terra, uomini come alberi la chioma nel cielo…
alle nostre comuni radici
un abbraccio tenero.
cara Maria, grazie, spero che tu stia bene.
aitan, augh!
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un plauso a cotanta opportuna denuncia non politicamente corretta
aug!
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Condivido ogni verso,sottoscrivo ed apprezzo.
maria attanasio
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natale fa’ male e ne fa’ così tanto
se a dividerlo non siamo tutti
noi insieme con le gambe sotto un tavolo
e un pane caldo davanti
un pane che profuma del lavoro mio e suo
dei campi e della neve del vento e del mulino
della macina e di sua moglie che l’ha impastato
del bosco che ci dà la legna e del fringuello che la canta.
Non so voi ma per me natale è una madia
dove dentro ci sta tutta la gente e in basso, come le radici
di un larice ci sta raccolto il presente il futuro e il passato
perché mai niente se ne va a male e ma niente
si distrugge se non gli uomini
che sembrano fare a gare a chi gioca di più a fare la guerra.
CIAO CRISTINA,grazie,ferni
L’Augurio è che si apra un solco nella terra e dentro si veda tutti da che radice nasciamo,senza alcuna diversità.
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Un Natale da ridere….che Dio mi perdoni,
perchè se Natale viene una volta l’anno,
figurarsi Giuseppe che nemmeno contribuì
a concepirLo Gesù!
AaaahahahahahAuguriiiiiii!
El matador.
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dissacrante, vera
qui sei proprio un Cyrano
dalla penna e dalla visione puntuale e puntuta
(sottovoce per nn sembrare non in sintonia con questa tua-che condivido- Buon Natale!)
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e menomale che non ho ascoltato le tue premesse, altrimenti mi sarei persa questo gioiello…fai bene ad esternare e picconare…come lo sai fare tu, non c’è nessuno.
unica a fare poesia anche con lo schifoso nano…hai dato parola, e che parola, al mio pensiero.
un grosso smack
frantzisca
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Tu riesci a trasformare l’invettiva in poesia perché sei di una sincerità crudele prima di tutto con te stessa. Eppure, in questo buco nero di consapevolezza, contieni grandi dolcezze: la tua compassione per i veri poveri.
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