Sul lettino di ferro sta distesa
la donna ch’è tutte le donne
ha della vita il centro da cui nascono ondate
a dirle forme è dare forma al vento
un simultaneo piangere di ossa
straripa dalla bocca
ma chi l’ode ne tace e si distoglie
ha da sbrigarsi a vivere.
Assistono dai lati
prigionieri di sbarre mnemoniche
i nati e mai invecchiati.
mentre la madre ch’è tutte le madri
annega nel suo sangue
I figli della carne
che condiscono il pane col dolore
nella precarietà dei giorni
soggiacciono a triangoli e misure
ai falsi padri che squadra e compasso
grembiule e qualche gerla di mattoni
costruiscono templi
dimenticando la sacralità dell’essere
le genitrici restano in disparte
hanno voci che a tingerle di rosso
brucerebbero il mondo
invece preferiscono gli stretti
i vortici nei mari
e nell’azzurro incognito sperare
che da una croce germini una rosa.











cara Cettina
se non avessimo almeno quella, di speranza, forse non riusciremmo nemmeno a scrivere poesie…
grazie, cara albafucens.
sono felice che tu abbia letto e gradito.
cri
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L’essere umano sta al dolore come la vita sta alla morte
ma nelle tue parole…
“e nell’azzurro incognito sperare
che da una croce germini una rosa”
è racchiuso il mistero della vita.
Grazie
Cettina
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tragicamente intensa..
versi che trascinano belli tutti.. ma questi sono assolutamente splendidi
Assistono dai lati
prigionieri di sbarre mnemoniche
i nati e mai invecchiati.
mentre la madre ch’è tutte le madri
annega nel suo sangue
sei veramente brava 🙂
un applauso e un caro saluto
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