Che bizzarria procedere sul campo
nuda di foglie e bianca
sintomi d’allegria pioverle intorno
che le circondi il collo una catena
o un viticcio di piume
il trono un sasso
o un vetro di murano
allo scampato esilio può bastare
avvinta alla parola
non scriverà per dimostrare al sonno
quanto valga da sveglia
né per recidivare come donna
ha un giglio trapiantato nella fronte
nato dai suoi dolori
svettante maestoso verso il sole











Anche qui, cara Margherita, hai notato le recondite cose.
Ma io stessa, a volte, non riesco a entrare così nelle mie parole, è come se, dopo averle scritte, dovessi io per prima interpretarle.
so che mi capisci.
grazie
ciao
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qui sono gli elementi, molti, che fioriscono l’intorno e danno fuoco spunto alla fioritura complessiva, questa poesia è più ricca di quella sotto, eppure contiene una analoga tessitura:
in questo caso quella che testimonia di essere “avvinta alla parola” e la parola avvinta a sua volta.
testimonia una osmosi fra poesia e autore (in questo caso autrice) a oltranza.
di nuovo ciao.
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grazie, caro Vincenzo.
ti abbraccio anch’io
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Bella questa fioritura, Cristina.
Un abbraccio
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