Spogliarsi a strati
ritrovarsi al centro
un mantello di lacrime piegato
sulla thonet che finge
nuda
d’essere un servomuto
le tuniche mieliniche
rallentano i contatti
svuotano del passato
le tempeste
o le lunghe dormite sui divani.
Arrivano
abitatori d’iperboree lande
forieri d’uragani e d’ombre lunghe
sotto cieli striati a disaurora
le procellarie e il loro grido
l’incostanza dei cieli.











che strano linguaggio! strano modo di porgere i significati! Si direbbe poesia…
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Mauro
si direbbe poesia… mi sta bene!
grazie
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Scuote il senso del sé. E non importa di quanto debba essere svuotato questo sé.
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Assu
basta non dimenticare…
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Ecco, cara Cristina, quando parlavo di dipendenza intendevo proprio questo: tue poesie come questa. Applausi ed un abbraccio
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grazie Piero, in un momento dfficile un abbraccio fa bene.
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