Avrei potuto chiudere i battenti
sulle giaculatorie
sui brandelli di santi nelle teche
ero troppo bambina
per rincuorarmi dal terrore
i capelli di stoppa i femori gli ex-voto
d’oro e d’argento imbalsamati nel
gelido marmo intorno
cariatidi sorrette da cariatidi
monache dai teli plissettati
un’ellisse di viso
dalla cappella dei Turchini i salmi affievoliti
finivano per strada
le voci bianche un mormorio fantasma.
Suor Anna aveva l’alito cattivo
suor Adelina invece
profumava d’arancia, gli occhi stretti però
chiudevano durezze.
Ce ne andremo da sole come
fummo cresciute in fretta, noi
che non avemmo padre
e troppe pseudo madri
ma in fondo per qualche nota seduttiva un foro
acuto in mezzo al petto da morirci di schianto
vivemmo in solitudini affollate noi che crescemmo
presto prima che il male oscuro ci prendesse
noi che dal gelo delle camerate
pettinavamo il cuore alle finestre petali rossi
a tingerci le gote
la vita densa ci ha portato altrove abbiamo avuto figli e meraviglie e baci
tombe traslate e nebbia e ancora mentre tutto ci accade e non si sconta
d’amnesia retroattiva il male avuto che perfino l’abbraccio più amoroso
non potrà cancellare non
ma in fondo per qualche nota seduttiva un foro
acuto in mezzo al petto da morirci di schianto
vivemmo in solitudini affollate…
(splendida)
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grazie, Doris.
quale mistero la condizione umana: ciascuno è specchio all’altrui solitudine…
nel comune destino.
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grazie, Iole!
sono veramente felice che ti sia piaciuta.
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Dolorosamente bella. Una scrittura grandiosa, la tua, che attraversa l’animo e stupisce di bellezza ad ogni frase. Bravissima.
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mistica, evocativa, superba!
davvero una delle tue migliori
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grazie, Margaret,
buona serata.
🙂
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grazie, Annamaria, scrivo più che altro per un processo catartico, se poi diventa anche una denuncia, va bene.
abbraccio ricambiato
buona giornata
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Un ricordo doloroso che non smette di ferire: l’infanzia resta nel profondo. Quanta crudeltà, incredibile ma vera! Mi rattrista il pensiero che chi dovrebbe essere umano offende il nome di Dio, mi rattrista il pensiero di quella bimba e di altri bimbi sfortunati che patiscono nei luoghi di una fede che non c’è: la vera fede è amore smisurato.
La tua poesia è bellissima, cara Cristina, hai parole profonde che toccano il cuore.
un abbraccio
annamaria
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cose così restano!
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sì.
e la tua nuova casa?
🙂
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Sono troppo commossa cri, riesco a dire poco. Stupenda? Struggente? di più, molto di più. Una poesia può farti riflettere, può essere perfetta nella forma, non avere una virgola fuori posto. ma se dopo averla letta ti spuntano due lacrimoni grossi come noci, chi l’ha scritta ha raggiunto lo scopo,il vero scopo che deve avere la poesia: andare dritta al cuore senza fare scalo nella mente, e restarci per sempre.
Un bacio, anche coi lacrimoni, ross
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è perché ne sai tanto anche tu, arrivare diritto al tuo cuore sì, ma non farti piangere, questo no.
cara Ross, il mio abbraccio caldo, e un sorriso affettuoso.
buona giornata
cri
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Cristina è poetessa davvero capace. Di lei ho grande considerazione da quando cominciai a leggere le sue cose. Ha una capacità tutta sua di muoversi libera nella metrica conservando tuttavia il ritmo e il metro, di giocare con lo spazio (fisico ma anche no) dei suoi versi e di uscire e rientrare tra tempi passati, presenti e futuri consegnando un florilegio di immagini la cui compiutissima architettura si coglie spesso solo alla fine, in una sorpresa di coscienza.
E’ sempre un arricchimento leggerla.
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grazie, Q, di avermi seguita e di aver dedicatto attenzione ai miei testi.
le tue considerazioni si adattano molto al modo in cui mi arrivano i versi: mi sento un po’ funambola, e forse è per questo che tra un salto e l’altro, mentalquantico, scrivo di queste cose…
🙂
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ha toccato nel profondo anxhe me questa tua, una delle migliori voglio aggiungere. Ma tu, da signora della poesia come sei, non hai scritto il rancore, ma solo l’esperienza, pur dolorosa e indelebile, come giustamente fai notare.
la vita densa ci ha portato altrove, qui mi piace molto Cristina, da il senso dello scorrere, della dignità comunque conquistata, del tempo che lenisce e che aiuta a non fare errori di questo tipo con chi amiamo
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è vero, Massimo, non ho provato mai rancore, solo non mi capacitavo di come fosse possibile tutto ciò.
anche da adulta continuo a chiedermelo, ampliando a tutte le ingiustizie del mondo, a tutte le violenze inflitte ai più deboli, a chi non può difendersi… e non capisco come chi ha ricevuto del male abbia solo voglia di darne a sua volta.
La vita mia è stata intensa, ho avuto davvero tanto, a cominciare dai miei splendidi figli, agli amici, all’arte, a circostanze e miracoli che mi tengono ancora qui
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Cristina, è stupenda questa tua poesia…!
Mi vedo, mi specchio, è come se fosse stata scritta per me.
Non si può scrivere della gioia se non si hanno avuti attimi di gioia, così non si può poetare del dolore dell’anima se non si ha vissuto il dolore.
Grazie, è una delle più belle elegie che ho letto negli ultimi giorni.
Grazie…
Maria
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benvenuta, Maria
grazie per aver letto e “sentito” con tanta partecipazione.
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“vivemmo in solitudini affollate”
è intensa, vera, bella nella sua tristezza. Mi piace molto anche la parte finale con quel non che spezza il discorso e fa immaginare un singulto che chiude la gola. Perché non c’è rimedio a quello che è stato, se non prenderne atto.
Grazie
franca
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come lastre d’acciao siete riuscite a resistere per testimoniare la realtà di una laminazione a caldo e a freddo ma nessun decapaggio riuscirà a portare via la ruggine di momenti che han fatto molto male.
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Cara , è un pot pourri che grida vendetta al cospetto di Dio. Meravigliosa e vera, di estrema vitalità e coscienza, un bisturi largo ed alto, che non ha pietà di passare da parte a parte il cancro del disamore.
Ma vedo che le mie parole di indignazione sono deboli.
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non ci sono parole per esprimere l’indignazione, io stessa faccio tentativi, sperando che in futuro non ce ne sia più bisogno.
lasciamo da parte Dio, e auguriamoci che siano gli uomini a voler mettere fine alle violenze, di qualsiai genere.
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dolorosamente rivivo con te ,senza alcun rancore ,antiche ferite , ma forse del tuo e del mio vagabondare faremo rotta certa ……Che ne dici, Cristina?
Un abbraccio
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la rotta è ormai assicurata, non resta che approdare al porto sicuro.
intanto costeggiamo lidi di poesia.
abbraccio
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non c’è consolazione, no, nè possibile risarcimento
non
ma grandiosa poesia, quella sì !!!
sì
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Eli, consolazione è anche questo, poter condividere e leggere il tuo caloroso commento.
grazie!
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Mi sembra di vederli, di conoscerli quei posti, quelle sensazioni.
Sarà che la religione può essere molto pesante e ancor di più quaggiù, a Napoli e provincia.
Figuriamoci poi se nasci donna, nel secolo che fu.
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esatto, Aitan.
nel secolo che fu, noi che fummo bambine e poi donne, ne subimmo veramente tante…
ma forse siamo riuscite ad allevare uomini migliori (aitan-ti) 🙂
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Che emozione, Cris!
A volte certe ricordi sono come un tamburo battente, finché esplodono in questa maniera forte e delicata nello stesso tempo.
Un rievocare “a difesa” di quella bimba, direi.
Dunque la rievocazione sta fra la malinconica tristezza che avvolge di dolcezza la bimba e il tono aspro di chi vorrebbe far sentire a quei visi (e cervelli) induriti e inutilmente severi tutto il male che hanno riversato su quella bimba e su tutte le altre a loro affidate.
Io quella bimba me la stringerei forte forte al petto, qui e ora.
Ti abbraccio
car
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Car, a volte mi viene da scusarmi per questi improvvisi “ritorni”
che poi tanto improvvisi non sono, essendo invece latenti e pronti ad affacciarsi, pungenti, agli occhi, oltre che alla mente.
credo che ormai non ci sia più dolore, ma sento che ancora urge testimoniare, per tutti i bambini del mondo, quanto di brutale può esserci in sistemi cristallizzati, che di religiosità non hanno proprio niente.
quella bimba si lascia stringere e abbracciare, riconoscente.
io ti ricambio l’abbraccio anche per lei
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e…ceci sotto le ginocchia, niente cappotto d’inverno,ma un giacchettino blu e mani e piedi lividi di geloni, in fila per due alla messa delle sei…
brodaglie incapaci di saziare..l’elenco è interminabilmente doloroso, come rivisitare quel periodo in questa gelida mattinata…
Quello che faceva più male per me era la mancanza di un sorriso, una carezza sarebbe stata troppo, ma un sorriso?
Un bacio.
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eccerto, Fran, chi se lo dimentica!…
ma anche il resto, cara amica, il RESTO che non è mancia ma…
comunque sia, come tu spesso dici, l’oscurità e la luce, come ogni valenza e il suo contrario, sono sempre la grandiosità dell’esperienza umana.
un bacio a te
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Hai descritto così efficacemente una parte della tua vita, hai reso così bene emozioni, sentimenti, esperienze che hanno segnato profondamente il tuo animo, che questa poesia vale un intero romanzo. Saranno voci confuse e lontane, ma sono arrivate così chiaramente che mi pareva di essere lì con te, tra gli ex voto, le suore e i freddi muri che imprigionavano i tuoi sogni di bimba.
Un grazie per questa bellissima condivisione in versi. Ciao, Annita
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grazie a te, Annita, di essere tornata qui, e delle confortanti tue parole.
essere efficace, per una poesia, è quanto di meglio possa accadere.
ciao
buona giornata
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