Pot-pourri di voci confuse e lontane

catttedrale  by criBo

Avrei potuto chiudere i battenti
sulle giaculatorie
sui brandelli di santi nelle teche
ero troppo bambina
per rincuorarmi dal terrore
i capelli di stoppa i femori gli ex-voto
d’oro e d’argento imbalsamati nel
                                                 gelido marmo intorno
                                    cariatidi sorrette da cariatidi
                                        monache dai teli plissettati
                                                           un’ellisse di viso
dalla cappella dei Turchini  i salmi           affievoliti
finivano per strada
le voci bianche un mormorio fantasma.
Suor Anna aveva l’alito cattivo
suor Adelina invece
profumava d’arancia, gli occhi stretti però
chiudevano durezze.
                                         Ce ne andremo da sole come
                                      fummo cresciute in fretta, noi
                                                 che non avemmo padre
                                                  e troppe pseudo madri
ma   in fondo     per qualche nota seduttiva un foro
acuto in mezzo al petto          da morirci di schianto
vivemmo in solitudini affollate noi che crescemmo
presto            prima che il male oscuro ci prendesse
noi che dal gelo delle camerate
pettinavamo il cuore alle finestre           petali rossi
a tingerci le gote

la vita densa ci ha portato altrove abbiamo avuto figli e meraviglie e baci
tombe traslate e nebbia e ancora  mentre tutto ci accade e non si sconta
d’amnesia retroattiva il male avuto    che perfino l’abbraccio più amoroso
non potrà cancellare                                                                              non

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
Questa voce è stata pubblicata in poesie. Contrassegna il permalink.

34 risposte a Pot-pourri di voci confuse e lontane

  1. ma in fondo per qualche nota seduttiva un foro
    acuto in mezzo al petto da morirci di schianto
    vivemmo in solitudini affollate…

    (splendida)

    Piace a 1 persona

  2. cristina bove ha detto:

    grazie, Iole!
    sono veramente felice che ti sia piaciuta.

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  3. ioletroccoli ha detto:

    Dolorosamente bella. Una scrittura grandiosa, la tua, che attraversa l’animo e stupisce di bellezza ad ogni frase. Bravissima.

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  4. margueritex ha detto:

    mistica, evocativa, superba!
    davvero una delle tue migliori

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  5. cristina bove ha detto:

    grazie, Annamaria, scrivo più che altro per un processo catartico, se poi diventa anche una denuncia, va bene.
    abbraccio ricambiato
    buona giornata

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  6. annamaria ha detto:

    Un ricordo doloroso che non smette di ferire: l’infanzia resta nel profondo. Quanta crudeltà, incredibile ma vera! Mi rattrista il pensiero che chi dovrebbe essere umano offende il nome di Dio, mi rattrista il pensiero di quella bimba e di altri bimbi sfortunati che patiscono nei luoghi di una fede che non c’è: la vera fede è amore smisurato.

    La tua poesia è bellissima, cara Cristina, hai parole profonde che toccano il cuore.
    un abbraccio
    annamaria

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  7. setteanelli ha detto:

    cose così restano!

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  8. Sono troppo commossa cri, riesco a dire poco. Stupenda? Struggente? di più, molto di più. Una poesia può farti riflettere, può essere perfetta nella forma, non avere una virgola fuori posto. ma se dopo averla letta ti spuntano due lacrimoni grossi come noci, chi l’ha scritta ha raggiunto lo scopo,il vero scopo che deve avere la poesia: andare dritta al cuore senza fare scalo nella mente, e restarci per sempre.

    Un bacio, anche coi lacrimoni, ross

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  9. Q. ha detto:

    Cristina è poetessa davvero capace. Di lei ho grande considerazione da quando cominciai a leggere le sue cose. Ha una capacità tutta sua di muoversi libera nella metrica conservando tuttavia il ritmo e il metro, di giocare con lo spazio (fisico ma anche no) dei suoi versi e di uscire e rientrare tra tempi passati, presenti e futuri consegnando un florilegio di immagini la cui compiutissima architettura si coglie spesso solo alla fine, in una sorpresa di coscienza.
    E’ sempre un arricchimento leggerla.

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    • cristina bove ha detto:

      grazie, Q, di avermi seguita e di aver dedicatto attenzione ai miei testi.
      le tue considerazioni si adattano molto al modo in cui mi arrivano i versi: mi sento un po’ funambola, e forse è per questo che tra un salto e l’altro, mentalquantico, scrivo di queste cose…
      🙂

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  10. massimobotturi ha detto:

    ha toccato nel profondo anxhe me questa tua, una delle migliori voglio aggiungere. Ma tu, da signora della poesia come sei, non hai scritto il rancore, ma solo l’esperienza, pur dolorosa e indelebile, come giustamente fai notare.

    la vita densa ci ha portato altrove, qui mi piace molto Cristina, da il senso dello scorrere, della dignità comunque conquistata, del tempo che lenisce e che aiuta a non fare errori di questo tipo con chi amiamo

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    • cristina bove ha detto:

      è vero, Massimo, non ho provato mai rancore, solo non mi capacitavo di come fosse possibile tutto ciò.
      anche da adulta continuo a chiedermelo, ampliando a tutte le ingiustizie del mondo, a tutte le violenze inflitte ai più deboli, a chi non può difendersi… e non capisco come chi ha ricevuto del male abbia solo voglia di darne a sua volta.

      La vita mia è stata intensa, ho avuto davvero tanto, a cominciare dai miei splendidi figli, agli amici, all’arte, a circostanze e miracoli che mi tengono ancora qui

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  11. Maria Savasta ha detto:

    Cristina, è stupenda questa tua poesia…!
    Mi vedo, mi specchio, è come se fosse stata scritta per me.
    Non si può scrivere della gioia se non si hanno avuti attimi di gioia, così non si può poetare del dolore dell’anima se non si ha vissuto il dolore.
    Grazie, è una delle più belle elegie che ho letto negli ultimi giorni.
    Grazie…
    Maria

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  12. cheneps ha detto:

    “vivemmo in solitudini affollate”
    è intensa, vera, bella nella sua tristezza. Mi piace molto anche la parte finale con quel non che spezza il discorso e fa immaginare un singulto che chiude la gola. Perché non c’è rimedio a quello che è stato, se non prenderne atto.

    Grazie

    franca

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  13. falconieredelbosco ha detto:

    come lastre d’acciao siete riuscite a resistere per testimoniare la realtà di una laminazione a caldo e a freddo ma nessun decapaggio riuscirà a portare via la ruggine di momenti che han fatto molto male.

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  14. domenica luise ha detto:

    Cara , è un pot pourri che grida vendetta al cospetto di Dio. Meravigliosa e vera, di estrema vitalità e coscienza, un bisturi largo ed alto, che non ha pietà di passare da parte a parte il cancro del disamore.
    Ma vedo che le mie parole di indignazione sono deboli.

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  15. maria allo ha detto:

    dolorosamente rivivo con te ,senza alcun rancore ,antiche ferite , ma forse del tuo e del mio vagabondare faremo rotta certa ……Che ne dici, Cristina?
    Un abbraccio

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  16. theallamente ha detto:

    non c’è consolazione, no, nè possibile risarcimento
    non
    ma grandiosa poesia, quella sì !!!

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  17. aitanblog ha detto:

    Mi sembra di vederli, di conoscerli quei posti, quelle sensazioni.
    Sarà che la religione può essere molto pesante e ancor di più quaggiù, a Napoli e provincia.
    Figuriamoci poi se nasci donna, nel secolo che fu.

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  18. carmen ha detto:

    Che emozione, Cris!
    A volte certe ricordi sono come un tamburo battente, finché esplodono in questa maniera forte e delicata nello stesso tempo.
    Un rievocare “a difesa” di quella bimba, direi.
    Dunque la rievocazione sta fra la malinconica tristezza che avvolge di dolcezza la bimba e il tono aspro di chi vorrebbe far sentire a quei visi (e cervelli) induriti e inutilmente severi tutto il male che hanno riversato su quella bimba e su tutte le altre a loro affidate.
    Io quella bimba me la stringerei forte forte al petto, qui e ora.
    Ti abbraccio
    car

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    • cristina bove ha detto:

      Car, a volte mi viene da scusarmi per questi improvvisi “ritorni”
      che poi tanto improvvisi non sono, essendo invece latenti e pronti ad affacciarsi, pungenti, agli occhi, oltre che alla mente.
      credo che ormai non ci sia più dolore, ma sento che ancora urge testimoniare, per tutti i bambini del mondo, quanto di brutale può esserci in sistemi cristallizzati, che di religiosità non hanno proprio niente.
      quella bimba si lascia stringere e abbracciare, riconoscente.
      io ti ricambio l’abbraccio anche per lei

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  19. frantzisca ha detto:

    e…ceci sotto le ginocchia, niente cappotto d’inverno,ma un giacchettino blu e mani e piedi lividi di geloni, in fila per due alla messa delle sei…
    brodaglie incapaci di saziare..l’elenco è interminabilmente doloroso, come rivisitare quel periodo in questa gelida mattinata…
    Quello che faceva più male per me era la mancanza di un sorriso, una carezza sarebbe stata troppo, ma un sorriso?
    Un bacio.

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    • cristina bove ha detto:

      eccerto, Fran, chi se lo dimentica!…
      ma anche il resto, cara amica, il RESTO che non è mancia ma…
      comunque sia, come tu spesso dici, l’oscurità e la luce, come ogni valenza e il suo contrario, sono sempre la grandiosità dell’esperienza umana.
      un bacio a te

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  20. annitapoz ha detto:

    Hai descritto così efficacemente una parte della tua vita, hai reso così bene emozioni, sentimenti, esperienze che hanno segnato profondamente il tuo animo, che questa poesia vale un intero romanzo. Saranno voci confuse e lontane, ma sono arrivate così chiaramente che mi pareva di essere lì con te, tra gli ex voto, le suore e i freddi muri che imprigionavano i tuoi sogni di bimba.
    Un grazie per questa bellissima condivisione in versi. Ciao, Annita

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