Città di videoclip senza data
ne paghiamo il rotolare di note
ai piedi delle scale
si può fare, dicevano gli omuncoli
le bocche piene di tiramisù
i denti spolverati a velo
la differenza di stazione
tra scimpanzé e quadrupedi
è nell’ombra
quest’ultima sdraiata, l’altra eretta
svicolammo di coda __ noi__
ma non di testa.
Gettare sassi
il fromboliere ignoto
carambola di corpi sul velluto
l’erba ci muore sotto
e noi perdiamo l’anima ogni volta
senza sapere un filo.












se anche un solo filo d’erba può contenere il tutto è per quello che ci si adopera per distruggere l’intero prato… per non permettere alla transitorietà di un’ombra di inghiottirci nello scheletro del nulla… l’umanità ha sempre combattuto il terrore di non-essere con la prevaricazione, che importa poi se si somiglia a degli omuncoli grotteschi?
se ci si guarda intorno di questi tempi, la tua poesia descrive molto bene la triste situazione attuale…
un abbraccio cri
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e già, cara Maria,
l’umanità non ha capito ancora che nessuna ricchezza potrà mai essere preziosa quanto un solo filo d’erba.
che nessun uomo potrà mai creare né conoscere il segreto della sua forma e sostanza.
un abbraccio di buonanotte
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Vi sono molte frasi metaforiche che fanno riflettere: in ogni poesia lanci un messaggio che avvolge. Hai ragione, cara, ci dimentichiamo del filo d’erba e del processo della vita in tutte le sue fasi.
Buona Pasqua, splendida poetessa.
un forte abbraccio
annamaria
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giusto, Annamaria, curiamoci del filo d’erba, e avremo un bellissimo prato!
ti abbraccio
e ti auguro buone feste.
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E’ un privilegio avere un prato e restare in contatto diretto con l’energia della natura.
Buone giornate Cristina
franca
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è un privilegio saper distinguere filo e filo, e esserne grati.
buone giornate anche a te
🙂
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singoli fili d’erba – vorrei poter pensare a tutti loro e ad ognuno, ma sto nell’ombra e vedo prato – meraviglia
verde maestà
baci
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esatto, eli, e tutti insieme il prato, il verde meraviglia del mistero…
baci
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Buona Pasqua e Buona Primavera
car
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buon tutto, Carmen.
baci
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Gettare sassi
il fromboliere ignoto
carambola di corpi sul velluto
l’erba ci muore sotto
e noi perdiamo l’anima ogni volta
senza sapere un filo.
incanto e subito dopo …riflessione. Grazie
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grazie a te, Cettina
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i prati servono a volare basso, ma l’abbiamo dimenticato
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dovremmo imparare prima i fili d’erba, poi, forse, volare…
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La consapevolezza di vivere per metà con la presunzione di essere, tra le creature viventi, le migliori. Così interpreto, cri cara, questa magnifica e profonda poesia. Non abbiamo neanche l’umiltà di camminare a quattro piedi, che forse sarebbe meglio, almeno sentiremmo l’odore della terra, dell’erba.
Splendida, e l’immagine, che mette in primo piano un albero scheletrico, forse ci rappresenta. Un bacio
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cara Ross
ci rappresenta nella nostra oscurità e inquietudine…
ma poi verrà mattina…
bacio
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Intanto, che bella foto, Cristina. In questa poesia mi tocca l’amarezza profonda e lo scherno esplicito: la differenza tra quadrupedi e bipedi è nell’ombra. E culmini con quello “svicolammo di coda_ noi_ ma non di testa”, in realtà siamo ben più responsabili degli animali poiché abbiamo usato l’intelligenza per l’egoismo e non per il bene comune.
Così abbiamo perduto il prato: “l’erba ci muore sotto”.
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punti nevralgici di questo testo, da te scovati tutti…
non ci accorgiamo più di nulla
diamo per scontato il tempo, gli altri, la vita
e non sappiamo nemmeno come e perché esiste un filo d’erba,
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