Tinnito a fior di tana
ha violato lo scivolo profondo
i denti intorno alla perfetta resa
sul margine del sasso tondo
in questo ciclo dove il globo è il centro
avvolgimento a vite senza fine
spira su spira
e d’improvviso affonda
manca il fiato
oltre i filari delle insegne trappole
si è condannati al dunque
ed è necessità disfarsi
di consensi e dissensi
nessuno mai potrà sottrarsi al morso
❤
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❤
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ed è tutto d’un fiato che l’ho letto
seguendone il respiro un po’ forse affannato e affannoso che proprio come spire, stringe, ruota su se stesso… leggendo mi è venuta in mente una giardiniera intenta ad estirpare… e gettare nuove sementi
un abbraccio 🙂
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alba
è anche questo, anzi, forse il tutto è partito da qui.
ho avuto momenti di grande difficoltà, non ancora superati.
ampliare la visuale risulta difficile quando le spire tentano di trattenere.
per fortuna subentra un battito che interrompe la fibrillazione e crea nuovo pensiero.
estirpare per creare altro, magari!
grazie
ti abbraccio
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Anch’io ho spesso considerato la vita cosmica come un ciclo senza fine, di cui l’ouroboros è l’immagine, staticamente rappresentata. Le singole unità fenomeniche non possono riapparire identiche: si trasformano in qualcos’altro, dopo aver dato il loro contributo, il cui ricordo durerà un tempo più o meno lungo. L’azione però nell’universo (e nella vita) assume anche un andamento pulsante, che riflette quel procedere ritmico dallo zero all’uno (e viceversa) che è intervenuto nella creazione dello spazio e conseguentemente del tempo.
(wordpress non mi consente ancora di commentare, pertanto provo a farlo con altro nome – I miei commenti sono considerati spam e valgono quanto i titoli di stato greci – Guido)
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ciao, Guido-munchhausen
“L’azione però nell’universo (e nella vita) assume anche un andamento pulsante, che riflette quel procedere ritmico dallo zero all’uno (e viceversa) che è intervenuto nella creazione dello spazio e conseguentemente del tempo.”
Complimenti! sei riuscito in poche frasi a teorizzare matematica e meccanica dei quanti.
Movimento ondulatorio o puntiforme delle particelle che cosituiscono la materia dell’universo.
grazie!
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Troppo difficile! avevo letto ieri ma avevo compreso solo il senso complessivo, non così nello specifico, ogni verso, come ora che ho letto il bel commento di nina.
E che dire se non che riesci sempre a sorprendermi?
Dopo questa “toccata e fuga” (solo per esami che ho da fare oggi) me ne torno in montagna, perché qui continua ad esserci un’afa insopportabile.
Ciao, tutto bene nel nuovo ambiente?
a presto,
Car
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Car, sorprenderti è sempre piacevole, perché vuol dire che non ristagno. Tu capisci ben oltre le righe, sai leggere anche ciò che non dico, il bello è che mi conosci anche quando tento di essere criptica e non ci riesco.
Spero tutto ok per gli esami. Domani ti chiamo, o meglio, oggi, visto che è già mattino.
un abbraccio grande
cri
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Consensi e dissensi possono essere positivi, i primi perchè rafforzano le nostre convinzioni, i secondi perchè stimolano la ricerca di nuove argomentazioni, aprono nuovi spiragli… ma entrambi, porti con superficialità, pressappochismo, arida pedanteria, esibizione… diventano inutili, fastidiosi…dannosi “tinniti” di cui urge disfarsi soprattutto se già ci si sente come morsi dal Naja tripudians, l’infido serpente dal morso indolore e mortale che tra i sintomi annovera stanchezza, gambe che non reggono, respiro difficoltoso… soffocamento… lo stesso soffocamento che ci prende quando pensiamo al tempo come ciclico… non più il tempo lineare dove ogni cosa che si fa viene mangiata/privata di significato da quella successiva (Crono/Tempo che divora i suoi figli…). Il serpente ouroborico che si morde la coda, l’idea che tutto ritorni, l’unione del fisso col volatile, del corpo con lo spirito… il disco nero da cui scaturisce il sonno senza sogni… il serpente che si morde la coda che non è semplice anello di carne ma dialettica materiale della vita e della morte: morte che esce dalla vita… vita che esce dalla morte… inversione senza fine della materia di morte o della materia di vita… cerchio che è farmaco e veleno, balsamico e mortifero, attrazione e dissolvimento, dominante e dominato, maschile e femminile… Uroboro… l’elemento creativo iniziale perfetto nella sua autosufficienza…
Sempre i tuoi scritti mi danno la sensazione di addentrarmi in una spirale di riflessione che scende sempre più giù… sempre più giù… dove lo sguardo si inabissa nella visione del nulla… nella percezione di uno spazio senza orizzonti… di un tempo senza limiti…
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è successo anche a me mentre leggevo il tuo commento, di restare sorpresa, anche se ormai non dovrei più esserlo, della capacità tua di entrare nel centro e nella periferia del pensiero.
chiavi e simbolismi di una comune conoscenza mettono in sintonia ben al di là delle semplici parole, o dei costrutti che comunque sono limitati dalla necessità di essere espressi e concettualizzati.
ti rngrazio infinitamente di tanta analitica attenzione.
è di grande conforto.
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cara Anna Maria!
quanto hai compreso…
sono io che ti ringrazio.
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Non riesco a non vedere
il salto a lato, balzo,
divergenza discreta.
La linea tangente
che riflette la morsa
provoca il necessario,
scruta resa perfetta
e sgravio di zavorra
e nel compiersi inoltra.
Grazie, Cristina.
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La vita è una ruota o una spira o una serie di spire fino all’inevitabile morso e al dunque. Però non moriamo davvero, di noi rimane un figlio, una poesia, oppure quella volta che abbiamo avuto compassione di un animale o di un’amica oppure anche di chi ci aveva umiliato e adesso chiede.
L’immagine sembra disegnata col sangue in un cielo azzurro, ma non sereno.
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una serie di spire all’infinito
con soluzioni di continuità chiamate morti
e rinascite sempre più consapevoli.
il nostro corpo, il sangue, disegnano ciò che è solo apparenza…
il nostro vero essere è oltre il cielo della terra
oltre…
grazie
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quanto è vero cià che dici eppure è la ragione per cui la vita ci offre la possibilità d’essere noi terre in terra e asse e gira-volta dentro questa immensa che ci sembra di avere sulla testa mentro ad ogni respiro ci tiene in piedi e vivi dentro ogni sogno fatto o non detto dalla bocca. Grazie per la musica, apre qualcosa che sembra ormai ognuno abbia chiuso a doppia o tripla mandata o sembra addirittura abbia perso altrove, in qualche campo in cui serve solo la furbizia, l’indifferenza o la testa. Grazie.ferni
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infatti, Ferni, come l’ouroboros ingoiamo con la morte noi stessi per rigenerarci ancora.

il circolo virtuoso è respiro dell’universo, fasi alterne del grande mistero che è la vita.
la musica anche scandisce quello stesso respiro.
grazie a te.
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