incamminati verso barricate
inermi
mentre ci sfilano davanti simulacri e pupazzi
quanto ne avremo ancora, fiato
e voglia di serate dai profumi dolci
noi che la vita ci presenta il conto di favole imbelli
di primedonne morte in piedi
che predicano il senso della vita
e non sanno che il sonno è traditore
quali giorni avremo
se le sante ubriache danno il colpo di grazia
e ai maschi bellicosi fanno l’eco
e se nel discettare s’infarina
un fritto misto tesoretto canto frottola e verso
un pollice di troppo a quei signori.
Ora tacete, bocche di nullità: tacete nel letame
che amate e che vi nutre
ma non sarete, mai sarete, rose.
Che ne sarà di noi che seriamente
andiamo spersi e arresi ai dubbi
le caramelle andate di traverso e ancora vivi
ci perdoniamo i morti?
.
.
.











Non saranno mai rose, Cristina, ma forse non vogliono neanche esserlo. Loro le rose vogliono soltanto coglierle e, quando ne hanno voglia, divorarle, dato che sono commestibili. Non se ne viene fuori, se quelle rose non diventeranno velenose e irte di aculei.
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dici bene, Guido, bisogna difendersi con gli aculei verso chi non ha saputo apprezzare il nettare donato, non solo, farebbe carte false per reciderti.
dimenticano il vero saper donare senza nulla chiedere in cambio, offerto nei momenti bui…
spesso hanno la “sindrome di Genoveffa” …
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Quei tre punti finali sono significativi, per me vogliono dire: ho espresso chiaramente tutto quello che avevo da dire, punto clou: “ora tacete, bocche di nullità, tacete nel letame che amate e che vi nutre, ma non sarete, mai sarete rose”. Ecco il tuo punto, anzi tre punti, tanto per confermare.
Bella poesia, Cristina, tutte le tue poesie hanno un livello costante e valido, che talora esplode in fuochi d’artificio di parole.
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non sono punti determinanti, Mimma, ma mi fa piacere che a te abbiano suggerito queste riflessioni.
purtroppo quelle bocche non si chiuderanno, non c’è dietro una saggezza tale che le faccia tacere.
grazie per gli apprezzamenti al mio “pirotecnico” poetare
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Grazie di cuore a tutti i “mi piace”
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loro non lo saranno, forse saremo noi le rose, forse lo siamo già…
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sì, Fran, e sarà bene avere spine, nel frattempo, ché ci sono mani predatrici, pronte a recidere.
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avremo giorni in cui far sentire la voce più alta di chi la spreca in sciocchezze
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speriamo di non perderla in questo ghiaccio che ci ammala.
Massimo, io non riesco più a sopportare la stoltezza!
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non so quali giorni avremo.
non so.
non mi rassegno, però.
ho scelto il ‘micro’ come dimensione del vivere e del fare, perché lì, almeno lì, una idea ha ancora spazio e trova gambe per camminare.
le barricate più terribili sono quelle dell’indifferenza.
tu le superi ogni giorno, amica cara.
z
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cara Zena, ci stanno togliendo anche la speranza, e sono lì che pontificano abbigliati come delle caricature.
E sì, è proprio l’indifferenza che mi indigna, il continuare a trastullarsi con le meschinerie di belletti e balletti, mentre la povertà sta dilagando. E i diritti dei deboli spudoratamente negati.
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