le voci di sospeso andamento quasi
canoni duplicanti o inversi
e nei riquadri stelle di falsa luce
scese per le vetrine a farsi addobbi
per quelle stesse strade interminate
asfalto rosso sotto i nostri figli
in questo direttorio che beffardo
avanza e ghigna dai balconi vuoti
nessuna voce s’alza a dissonanza
una follia ci ha preso
chi nelle strade chi nella sua casa
essere uomini costa la ragione
per la discesa agli inferi s’è aperta
la sguaiata miseria del danaro
e la miseria vera ha ciechi gli occhi
le bare messe in fila nei salotti
le chiamano divani.
Quale sarà la veglia di un cenone
assiderati dentro, che non bastano abeti
o mele rosse appese alle ringhiere
a darci un senso che non sia di gelo
aperti gli occhi
-
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Pingback: Che parevano cieli | miglieruolo
“essere uomini costa la ragione”
E se tutto il delirio che “ci” prende in questo periodo, ogni anno, fosse solo un modo per mascherare proprio quel gelo che ci tiene “assiderati dentro”???
Sono amare le tue poesie, ultimamente, ma ben a ragione: il Poeta non chiude mai gli occhi sulla realtà, è sempre vigile e mostra anche agli altri che è sempre l’ora di tenere “aperti gli occhi”!!!!!
Ciao, buon dì, buon giove_dì
Car
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proprio così, car_issima
e forse ci prende questa consapevolezza più che nel restante periodo dell’anno perché si evidenziano sfacciatamente le incongruenze pseudo-religiose e le disparità sociali.
non so come riusciamo a vivere facendo finta di niente…
ciao, buona giornata
un abbraccio
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Bella l’immagine fratturata e bellissima la poesia, di una incisività assoluta e spietata com’è tuo solito: “La sguaiata miseria del denaro / e la miseria vera ha ciechi gli occhi / le bare messe in fila nei salotti / le chiamano divani.”
Niente ci può consolare dal gelo interno in questo natale finto da supermercato e tu lo esprimi benissimo.
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Sì, cara Mimma, niente ci può consolare…
il cuore degli uomini non è ancora pronto per la nascita dello spirito.
la miseria riguarda più le anime che i corpi, lo sappiamo bene.
grazie
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Ogni tanto mi piace passare da te, leggere qualche tua poesia (non sono un gran lettore di poesia, come sai, ma le tue mi piacciono sempre molto), e talvolta lasciarti anche un saluto.
Come stasera.
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che bello Carlo, rivederti qui!
e sapere che leggi le mie poesie.
sono così contenta che ti abbraccio proprio come si fa con i cari amici.
e mi auguro di vederti spesso.
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buongiorno Cristina cara.
Se dovessi definire la realtà in cui lavoro e che, fortunatamente, mi ha immunizzato dal sentirla e farla mia, userei questa tua poesia.
Più volte mi sono definita donna fortunata e mai, come quando mi trovo a confrontare la mia vita con questa che descrivi e che conosco empaticamente, me ne rendo davvero conto.
Ma come è difficile svelarsi o rivelarsi al mondo per tante persone che del mondo vedono solo il lato giudicante!
Che questa tua poesia diventi preghiera e speranza per chi ha paura di aprire davvero gli occhi all’Amore. Perché la Poesia è il Fare della Vita, lo specchio riflettente e non sempre deformante. Grazie.
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buona sera, ormai, cara Paola,
capisco dalle tue parole che vivi una condizione del tutto particolare e anche se non conosco posso intuire che ti riferisci a mansioni svolte in un contesto difficile, almeno così mi pare di capire.
la sensibilità può diventare allora molto più acuta e far soffrire della cecità del mondo.
ma abbiamo la poesia e l’Amore, come tu dici, e speriamo ci dia la forza per continuare a dare un senso alla nostra e altrui vita.
grazie a te della gradita visita
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Tragicamente vera… “essere uomini costa la ragione”…
si spegne il faro degli ideali… l’umanità si perde… cala la notte!
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purtroppo, Nina cara, siamo nel marasma, e venirne fuori sembra pressoché
impossibile…
ma forse scriverne ancora è un barlume di speranza…
un abbraccio
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“essere uomini costa la ragione”: Cristina tu sai tradurre stupendamente la tua percezione acuta e “spietata” della realtà, o cosiddetta realtà, che ci si agita inutilmente intorno, tra abeti e mele rosse e tra quelle “bare messe in fila nei salotti”, che non bastano “a darci un senso che non sia di gelo / aperti gli occhi”.
Ti auguro una buona giornata.
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cara Luciana, mi sembra quasi di essere tra quei “maledetti” che scrivevano il disincanto, la desolazione di chi prende coscienza che la supeficie fiorita e ridente nasconde il brulicare di larve e il marciume delle radici.
se tutto ciò serve da concime è anche bene, certo, ma ormai è il mondo ipogeo ad averla vinta.
e per chi si è “svegliato” e si è reso conto di tutto ciò, non c’è bagliore o calore a confortare…
buona serata, ormai.
🙂
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Cristina cara, a confortare c’è solo il calore offerto dalla “passione” di quello sguardo, che vuole continuare a vedere e a dire: anche con un po’ di “malinconia”, certo, con quel sottofondo amaro inevitabile in ogni consapevolezza.
buona serata anche a te 🙂
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