per F.M.
I fantasmi seduti sulle panchine vuote
ci sentono percorrere i viali
__e siamo noi, invisibili a loro,
vivi come ancora è possibile
nei punti cardinali, negli spazi
ridotti a poco più che commessure__
hanno gli stessi occhi di quando
squillavano colori alle pupille
e garofani rossi tra i capelli.
Siamo noi che passiamo
nel disinvolto incedere da morti
che ci sentiamo caldi ed esistenti
invece siamo nebbie fluviali
in questo esilio__ dove tutto appare
e nulla esiste
intanto che l’inganno ci trattiene
Loro
hanno la vita che li splende
.












Bellissima dedica, Cri, e bellissima chiusa.
Le parole più giuste in questo testo per i cuori che, comprensibilmente, non trovano risposta alla propria sofferenza.
Ciao.
Piera
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mentre la scrivevo, cara Piera, pensavo che forse siamo noi ad essere invisibili a uno sguardo di esseri disincarnati, sicuramente più perfetti di noi.
e più amorevoli.
ciao
cri
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abbiamo occhi inadatti, cervelli convinti che esistano i colori, pensieri che credono d’essere incarnati… tutto è diverso da come sembra eppure è “la realtà”
Baci
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ho visto solo adesso il tuo commento, Eli.
hai detto tutto in due righe, perfettamente.
grazie!
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si apprrezza meglio la luce
quando si è costretti a farne senza
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perché non abbiamo ancora imparato che la luce siamo noi…
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giusto
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E’ un esilio questa nostra permanenza temporanea in un luogo che ci mette alla prova. Quei fantasmi erano come noi e per quanto ora siamo diversi, saremo uguali a loro: tutto si perpetua allo stesso modo proprio per tutti.
Stile ed eleganza in questa bellissima e metaforica poesia.
Un abbraccio
annamaria
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cara Annamaria, mi piace pensare che i fantasmi, invece, siamo noi…
e non per collocare “loro” in questa realtà provvisoria, bensì per collocare noi nel Tutto.
grazie
un abbraccio
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Mi piace da morire quando inverti l’ordine delle cose. In questo caso ne hai ben donde!!!
🙂
Car
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Car, sai bene che mi diverto, eh?… 🙂
e poi chi ci dice che non sia così?…
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Bisogna credere nei fantasmi per credere in questo esilio.
chi crede nella poesia crede nell’illusione, sente una pelle diversa, vuole assaggiarla…
e la cosa non mi dispiace 🙂
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infatti, Carla, penso che la poesia e le arti in genere, siano il tentativo della mente umana di protendersi verso l’infinito…
intanto goderci ogni attimo di questa vita. 🙂
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Già: è un’apparenza vicendevole. A noi sembrano morti perché li abbiamo visti gelati e immobili e non possiamo più comunicare con loro, ma essi vedono con chiarezza che i veri morti siamo noi, che ancora non abbiamo oltrepassato il traguardo.
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quell’immobilità gelida, è quanto ricordo di mia madre, eppure a volte la sento più vicina adesso che quando era in vita.
mi piace pensare che siano loro i vivi, e che ci compatiscano…
grazie
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