in una folle corsa al muro cieco
il palio ha l’inquietudine dei vinti
la brutale acquiescenza delle orde
un metacarnevale di viltà:
mascherati da bravi cittadini
moriamo fianco a fianco
coriandoli di melma
in apparente singolarità
siamo inclusioni fossili
d’un cielo screditato che simula il diamante
anime prigioniere
in questa densità così asfissiante
che ci costringe a vivere da ombre
e a non poterci amare
succede: succede anche a me ❤
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❤
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il mondo senza volontà, né rappresentazione, è vero, ma non per chi tutto questo lo vede e lo rappresenta. Una poesia bellissima!
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a volte, cara Lu, mi sembra inutile anche vedere e rappresentare.
mi sento un’inclusione.
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a volte ci sentiamo così, è vero, però, tu me lo insegni, scrivere è anche uscire da quell’inclusione.
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il paradosso dell’osservatore che si osserva.
i nostri occhi non possono vedere sé stessi che in un specchio.
ma che ne sappiamo, veramente, degli specchi?…
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poco ne sappiamo degli specchi, ma questa è la nostra condizione! anche noi siamo gli specchi di quello che osserviamo. non possiamo fare altro che fidarci… con riserva anche della nostra percezione
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mi piace “con riserva”
sì
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