C’era una volta uno strano paese
di soli presidenti e governanti
imperatori, porporati e re
una fiumana d’ori e di medaglie
che tributava onori alle coccarde
ciascuno la sua ruota di pavone
l’uno specchio dell’altro ad incensarsi
percorrevano a piedi in pompa magna
strade sconnesse invase dal letame
in cerca di un garage o di una stalla
ma senza benzinai, senza stallieri
mancavano automobili e cavalli
era una folla di decisionisti
emanavano leggi a tutto spiano
imposizioni e tasse per i sudditi
dimentichi che fossero finiti
i medici, i maestri, i minatori
gli allevatori, i fabbri, i macellai
i giudici, i giurati, i cancellieri
i contadini, i cuochi, i camerieri
i farmacisti, i panettieri, i sarti
gli addetti ad ogni impresa e costruzione
finiti anche poeti e pensatori
e fu così che troni e dicasteri
occuparono tutto il bel paese
ma senza chi fornisse il necessario
governatori e capi d’ogni sorta
in una terra rinnegata e incolta
morirono di fama