Aveva occhi di mare
muraglie d’acqua e scogli
l’abisso dei perduti smessi
di se di ma di non di forse e quando
esperti a fiocinare la sua barca
nottate perse ai t(r)asti.
Una sventata coda di sirena
eccola giunta
palpitante nel centro delle squame
non sa che tra millenni
diventeranno piume.
Intanto sono sorde le sue spalle
a schiume di tempesta
Ha voce il buio
di bùccina soffiata
entra nel cavo degli scalmi
i palmi incatenati a gassa doppia.
Nodi da vecchi lupi di marina
inchiodano le grida sui fasciami.
la leggo qui, perché le onde (anche se graficamente molto pertinenti) dei versi sulla immagine di la, mi fanno andare insieme, ahimè, gli occhi.
qui riprendi il tema del mare, che ti è congeniale e che ti dà spirito come una grande boccata di poesia, prima di immergersi nell’abisso,
e, legata alla immagine di là, ti penso con lo spirito di Adele H.
La prima strofa porta un senso perduto o di non passaggio, l’ultima un afflato da polena, in quella di mezzo il tentativo di mutare da sirena a piuma.
ciao!
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hai ragione, Margherita,
però sono contenta che tu sia venuta a leggere qui.
lo sai quanto mi fa piacere trovare il tuo commento.Grazie!
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Mi domando
che coincidenza lucente
possa distinguere
e unire
– contemporaneamente –
due persone.
A volte hai del miracoloso:
come se tu fossi qui
adesso
con le parole che cercavo
per battezzare il mio
– ormai antico –
sentire.
Compenetrarsi
da mare a cielo,
oltre spazio e tempo…
con l’anima.
E’ bello averti
e sapere che ci sei
mi acqueta.
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molto bello questo tuo commento in poesia.
e anche a me conforta sapere che ci sei
grazie!
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❤
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ancora, il mare.e la sento molto anche mia.
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è la comune nostra culla, il mare…
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