Infine sono età, ne siamo solo portatori ignari
credendoci evoluti in cartapezza
un angolo di cattedra
– oh, sì, mia cara, sono qui, ti ascolto –
ma niente, prof, era solo per dire
andare per settanta, quale fortuna dicono gli amici
ma questa cifra non la so vedere
– Tu non capisci d’esser prediletta-
Ah sì? Non me ne sono accorta e mi perdoni Dio
o chi per lui, se mi rimane il dubbio
che sia la vita a non contarla giusta.
Avere un corpo
sapete quante cose
ci si possono fare con un corpo?
lo si può accarezzare, alimentare, amare
curare, profumare, inghirlandare
lo si può adoperare, triturare,
ridurlo a scaglie oppure a quadrettini
discioglierlo nell’acido, farci pure il sapone
sentirlo spasimare urlare crepitare…
– Puoi smettere, ho capito –
ma certo, prof, lo si può tacitare.
E l’uomo crede ciò come una sua invenzione
invece ha predisposto tutto Dio:
un corpo lo si forma dentro un corpo
e questo è il primo abuso
lo si espone agli attacchi dei batteri
dei virus, delle cellule impazzite
lo si fa stare immobile, interrotto
dall’alto tradimento della vita
o tranciato di netto
infine lo si priva del calore
e quello che fu un uomo
diventa cibo ai vermi oppure cenere.
Allora, prof? se proprio mi volesse interrogare
è questo l’uomo:
Prêt-à-Porter di carne tremula
sullo chassis di ossa.
– Ma… siamo il pensiero! –
Già… l’ennesimo mistero.











grazie, Clelia
e Rita.
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Siamo in fase filosofica profonda, eh?
Meditazioni radicali, secche, diffidenti verso le cose della vita, del mondo, in opposizione a una pratica di immagine e di ruolo che non si vuole più sentire come propria.
Fortemente malinconica in sottofondo, a tratti quasi rabbiosa in veste ironica, cruda e “nuda”.
Senza briglie inutili.
Geniale!
Un forte abbraccio.
Rita
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Eccoti qui, in questa nuova casa dove finalmente riesco ad arrivare.
Leggo questa tua e ammutolisco. Non resta che correre, e ancora fare quel che non si è fatto, o meglio ripetere il malfatto.
Ma questi sono i miei pensieri, e nulla centrano con la tua capacità poetica… che quasi mi porta a discutere sul contenuto, cosa che tu sai non amo fare.
Brava, Cristina.
A presto e grazie sempre.
clelia
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grazie, Gianluca
è forse la mente un piccolo faro che illumina soltanto l’antistante; mentre intorno, in concentriche che si allontanano all’infinito, l’inconoscibile…
ma quello che la mente inferisce è solo un’apparenza, quark in vibrazione, la chiamiamo corpo, materia, e ci illudiamo che sia compatta e solida… e siamo invece solamente spazio.
eppure quanto ci fuorvia sentirci esattamente, “questa cosa”…
ma non possiamo prescinderne.
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Ero indeciso se lasciarti un commento perché trovo questo scritto una vera e propria riflessione su cosa siamo veramente e rispondere in poche righe sarebbe fuorviante. Certi passaggi nascondono un’amarezza che va al di la della vita del singolo, come : “…farci pure il sapone”, oppure “..lo si può tacitare”. La considerazione finale “Prêt-à-Porter di carne tremula sullo chassis di ossa…la trovo geniale. Complimenti !
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