Non decideranno mai per noi
le giornate di marzo
di tante primavere e secoli
quando a fronte alta cavalcavi
ogni dolore come se fosse l’ultimo
e mai ti saresti fermato
al primo bicchiere di veleno
e mai
avresti lasciato che il vestito
ti spegnesse la voce
che fossero cancelli dissaldati
o corpi disegnati a ghirigori
i numeri ferivano la mente
ma non potevi farci niente, non
era luce il tuo appressarti all’alba
l’errare nel tuo esilio
ti arrendesti
al tuo crederti tutto in questo tempo
ti feristi da solo a mille vuoti
di giorni d’assi in croce
di piacere negli attimi
piango per te
perché malgrado io t’ami
non posso liberarti dalla notte.