Respirano le falle
dagli scardinamenti dei cassetti
inverno da corredi d’aglio
e merletti___ gialli di tempo___
i cavalli normanni alle lor poste
arrivano improvvisi come ladri
senza sapere come troveranno
la casa
una strada perfetta o un mobile tarlato
una tavola adatta ai tiptologi
o un lettino di ferro
da scavarci il suo primo cuore come
la mozzarella fresca
una bambola cieca
ancora i boccoli
del mio bambino biondo platino
e mia madre che nemmeno è polvere
più
che durerà solo un pensiero
artificio di luce
cade la ragnatela__ prima dondola__
cerca di andare a capo
nei muri s’inabissano le voci
ma gli echi…
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e QUI il giovedì da Mauro Antonio Miglieruolo
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Il fatto è che i cassetti della memoria a volte si aprono da soli e ti fanno trovare cose che non ti aspetti e nemmeno sapevi di sapere, e sono così vasti e profondi, a volte, i cassetti della memoria da nascondere quello che conservano e rivelare all’improvviso ricordi che si erano dimenticati.
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Pensieri turbolenti, nei quali s’inserisce il verso, in corsivo, della cavallina storna, evento tragico anch’esso e fondamentale nella vita del Pascoli come gli altri accenni che si riferiscono alla tua: ti immergi nella storia del dolore umano con sotterranea pietas.
Mi tocca molto la chiusa, che credo determinante alla potenza di questa poesia: “Nei muri s’inabissano le voci / ma gli echi…”
Dimentichiamo tante cose della nostra vita, ma gli echi sono spietati, inamovibili anche se non presenti nel ricordo razionale.
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certo, cara Mimma, la turbolenza è un vero maestrale e i pensieri sollevano foglie e polvere…
stasera ho una strana apatia, vorrei quasi non esserci.
ti abbraccio però e ti ringrazio di essere entrata nel profondo di questi miei versi impetuosi.
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Ricorda solo la bellezza
lascia andare ogni distorsione ingannatrice
sii compassionevole con la tua parte credula
abbracciala e confortala
era in buona fede.
m.
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Mi sembra che abbiano già detto tutto gli altri. Un abbraccio
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ricambiato tutto.
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Sguardo desto e allertato
spalanca ripostigli
si posa su radici
accarezza riccioli.
Giallo e ruggine e tarlo,
scoperchia, illumina e sa.
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cosa fa il pensiero!…
carissima, sono lontana come una periferia galattica
non so stringere un fiore di presente
quello che vivo è diventato troppo.
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un antico corredo
la poesia
a te*
ciao 🙂
f.
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è la mia anima a essere antica
ciao
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la casa come il corpo sono cassetti e anche se si svuotano del tutto rimane lo spirito di ciò che han portato dentro
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proprio così, falco.
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Carissima Frantzisca, ci hai azzeccato in pieno!
è tutto ciò che ci rappresenta all’esterno, la casa…
il corpo ci preserva dalla sparizione ma anche ci infligge tempo e sofferenza.
i ladri hanno apparenze strane, a volte sono versi di poesia, selvaggi, eppure non riescono a portare via nulla dai cassetti che contengono mille e mille ricordi, fossero anche solo riccioli impalpabili o granelli di polvere o… l’ombra di un pensiero.
grazie
un abbraccio
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mmm…non so Cris, è un po’ che mi rigiro tra i tuoi versi ma tutto, tutto mi riconduce a quel verso isola-to: “la casa” come se in realtà la casa fosse il corpo, visto come contenente e non le mura che ti circondano; e tutto l’esperito di una vita risuonasse nell’intimo, compresi gli echi delle voci di chi ci ha aiutati a divenire ciò che siamo, a tracciare la nostra strada bella o brutta, i ricordi di chi ancora ci accompagna nel vivere, ma anche quelli di chi ormai non è più polvere. Tutto ha contribuito a formare il “contenuto” del contenente, a prescindere da quanto siano stati numerosi i traslochi e le case abitate è altro quello che portiamo via e non sono certo suppellettili
e che arrivino pure “i cavalli normanni”
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… nei cassetti si nasconde il mistero femminile e i pascoliani cavalli normanni giungono inconsapevoli di ciò che troveranno … versi che meritano di essere approfonditi (scrivo sotto l’effetto dei cassetti di Dalì!)
un saluto
Atward
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benvenuto, Atward,
scrivere sotto l’effetto dei cassetti di Dalì… la persistenza della memoria o il tempo che si affloscia in ogni dove.
approfondire il mistero.
grazie
e buona serata
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Classe, originalità e profondità, quella che ti contraddistingue, cara e sensibile Cristina. Fa volare alto i tuoi pensieri, sempre: nasceranno ancora meraviglie poetiche.
con affetto
annamaria
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ci provo, Annamaria.
a volare alto, anche se non ne nascerà poesia.
un abbraccio
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che belle le tue parole…
che bello leggerti!
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grazie,
un sorriso
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Liberi… lo credo anch’io, Cristina-
Stefano
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sì, Stefano, abbiamo solo dimenticato che…
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apparteniamo a case e cassetti, a volte barbaramente accostati ad altri prigionieri dei muri. Chi ci libererà?
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cara Eli, in effetti siamo già liberi, è solo che non siamo convinti di esserlo.
ma prima o poi lo capiremo.
🙂
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Rivisitazione di un passato pieno di echi in questi accostamenti, dall’angoscia pascoliana al mito della casa, che mi fa pensare alle atmosfere di Henry James o del nostro Landolfi o di tanta letteratura magica anglosassone. Chissà se veramente le case assorbono qualcosa della nostra vita o semplicemente la rispecchiano
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lo penso anch’io, Guido, io che ne ho cambiate tante di case…
ovunque ho sentito qualcosa, di allegro o di triste.
poi c’è stata la mia vitalità a riempirne le stanze.
poi quella dei miei figli, e l’allegria dei loro amici.
le atmosfere così ben descritte spesso però non hanno colto l’aspetto più misterioso e profondo.
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Hegel avrebbe detto “l’eterno” ossia il principio,l’inizio, è già da sempre de-finito”,io leggendo al volo questa enigmatica poesia,mi dico che,sempre si attende di riconoscere la meraviglia insita nella verità d’un “sentire” anche se vivo nel presente (finito).
Ciao,grande veramente in tutto.Mirka
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e avrebbe collegato “circolarmente” inizio e fine.
decretando in questo modo che non esiste né l’uno né l’altra…
ma dici bene, è il sentire che ci fa vivi.
ti abbraccio forte
cri
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nei muri s’inabissano le voci
ma gli echi…
Mi pare ci sia una continuità con la poesia precedente, così anche il miocommento si pone in continuità con quello appena lasciato di là e dico che, secondo me, qui ci vorrebbe un’apparecchiatura tipo il silenziatore, oppure si potrebbe/si dovrebbe cercare di insonorizzare le pareti dell’anima, per far tacere anche gli echi.
Ma è solo la consapevolezza che può dirigere i lavori di ristrutturazione dell’anima.
La consapevolezza è il primo e più importante passo. E coon le poesie che stai scrivendo dimostri di essere… in cammino…
Ciao
Car
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forse ti ho già risposto all’altro commento
posso ribadire che la consapevolezza mi appartiene.
il cammino riguarda altro, ed è molto più importante del resto, credimi.
certo non smetterò mai d’imparare, soprattutto sulla natura umana, sulla mente che sta dietro ogni parola, ma quello è un esercizio che a lungo andare stanca.
preferisco dirigermi dove volano alti i pensieri.
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sei sempre originale, ironica, geniale in alcune figure
un abbraccio Cristina
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grazie, Massimo, mi fa bene quanto dici.
ti abbraccio
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