Si appartiene alle cose
scrissi
anni o secoli fa ma non importa
se son le cose a divenire
e poi…
un avverbio di tempo e tre puntini
non si sottrae dal testo
solo riduce spazio
tra sipario e fondale
un pennacchio lasciato alle intemperie
in questo caso ai lampi
dei datori di luci
il trovarobe invece
s’è messo alla ricerca della selce
quella mai decifrata e controversa
io la vidi nel grembo della terra
un uovo inciso
nell’alfabeto delle rune andine
e sapevo che i glifi
recavano già un nome.
Ma si diffuse il calcolo di scena
la macchina del vento a sollevare
le gonne plissettate ed i capelli
e chiusi il pugno
a stringere il fantasma d’una pietra.
–












Quanto la chiusa di questa poesia sa “chiudere” in sé tutto quello che i bei versi mi dicono.
“e chiusi il pugno
a stringere il fantasma d’una pietra.”
E’ la prima volta che entro in questo blog.
Con piacere ritornerò.
Complimenti!
gelsobianco
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il fantasma di una pietra è solo il suo contorno, non ha peso, non colpisce.
solo ricorda…
grazie dell’apprezzamento.
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Viene il dubbio, a dire il vero, che tutto sia rappresentazione, e che anche i segni – da decifrare – facciano parte di un thriller. A questo punto cosa rimane, se non almeno impegnarsi a recitare bene?
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Questa ?
Un godimento appena sopra il rigo del pensiero ( e assai dentro il cuore, ndr) ; mi suona come campanello trillante per alcuni passaggi , sì questa tua creatura mi offre, ma non è una novità, anche l’abbrivio per ulteriori ricerche lessicali..e sollecitazioni.
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sollecitare la tua intelligenza, cara Marzia, è un piacere sottile.
e grazie degli Applausi!!!!
un “caloroso” abbraccio
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forse non si appartiene affatto, se non a quella immensa conca di luce che è la vita
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credo di sì, Massimo.
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