ha un suono verde il portico
le cicale hanno smesso il loro turno
le gru tagliano nuvole di gesso
in questo altorilievo di spessori variabili
fondali trattenuti dalle funi
macchine e betoniere sulla scena
c’è chi lascia le scarpe nel cemento
e a piedi nudi se ne va
ma pure senza piedi si può fare
un giro d’elemosina sorretti dalle mani
a intrattenere un solo spettatore
un dio che sperimenta in doppio cieco
un farmaco efficace
o un coniglioplacebo nel cappello
Piaciuto, molto, mostra la capacità di Cristina di vedere anche attraverso i muri di una città che non affranca ad una vita assicurata, che dovunque c’è l’inatteso.
A me capita di sentire qualcuno soffiarmi le parole dentro la testa, è una macina di mulino, una ruota che gira e non si ferma. Ciò che ne esce no è mai una storia intera,ci sono piazzole, isole e si devono costruire i ponti, disegnare scale,innalzare torri di avvistamento e poi capita,di punto in bianco, letteralmente nel bianco della pagina, e della giornata, che tutto sparisca o si nasconda dentro un punto, un punto focale o spesso infuocato che brucia la retina e nell’occhio resta solo un grumo nero, come d’inchiostro.
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a chi sente soffiare parole dentro la testa non può sfuggire il minimo suono, anche il passo felpato dei pensieri che tentano di evadere travestendosi da versi…
e quel grumo d’inchiostro è la prova di chi leggendo scrive e firma la vita.
e se tu passi di qui e “vedi” io ti abbraccio commossa.
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può capitare la fortuna di scoprire che il coniglio non serve, non sorprende, ché il vero farmaco siamo noi in tutta l’interezza dell’essere, che siamo già da tempo a piedi nudi…per collegarci meglio, tastando appunto!
Cristina!!!!!
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testando noi stessi
nel tentativo di guarire
dalla necessità del tastare…
che sia un altro cappello da indossare
e non questo da capo imbonitore
almeno finchè avremo una testa…
Fran!!!!
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quando saremo spettatori di noi stessi non sarà più elemosina, ma mano che sorregge l’impalcatura di sogno e chi lascia le scarpe nel cemento ha finito di sperimentare… (è pronto per Cassiopea…)
un bacio Cri
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e così, cara Maria, samo sempre pronti ad andarcene scalzi, nudi, per scenari siderali…
un bacio a te.
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Leggo e sbircio tra le quinte del cielo…
Buongiorno Cristina
Roberto
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per uno settacolo senza repliche…
buona serata, Roberto.
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ciao Crì, un passaggio veloce perché come sai, qui la concentrazione non è più di casa da un paio di mesi e ce ne saranno altri due o tre. Non ho ancora la mia postazione fissa anche se più o meno ho individuato il piccolo spazio a mia disposizione. Mi è difficile commentare come puoi ben capire, riesco a passare su Facebook per scambi veloci e ascoltare un po’ di musica della quale non posso farne a meno.
Però due parole le dico proprio sulla frase:
c’è chi lascia le scarpe nel cemento
e a piedi nudi se ne va .
anche se non c’entar con la tua poesia il mio commento va a queste per il fatto che in questo periodo non faccio che andare di qua e di là tra i due appartamenti quello finito e l’altro nei “bombardamenti” e quindi per non aumentare il lavoro di pulizie a mia moglie faccio questo gioco di scarpe- piedi: le scarpe di là tra la polvere, il cemento e i calcinacci, i piedi nudi di quà dalla porta per poi infilarli in ciabatte comode e pulite.
Le mani per l’elemosina non ho il coraggio di mostrarle perché a volte sanguinano (non sono stimmate, non ancora) sono ferite da chiodi, oggin in particolare che sto staccando le perline dal soffitto della cameretta.
Un bacio e abbi pazienza con me.
a presto!
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Ma figurati, Fausto!
so bene che stai nel trambusto che hai appena descritto con tanto colore.
ti immagino a calzare e scalzare scarpe, pur di non far stancare troppo tua moglie. Sei davvero ammirevole.
Vedrai che quando tutto sarà a posto, ti sentirai felice e soddisfatto.
un bacio a te
cri
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“C’è chi lascia le scarpe nel cemento e a piedi nudi se ne va”: i poeti, per esempio. Così inermi, coscienti, affascinati da un oltre che sentono parallelo a sè e mai raggiunto. Ad essi non basta un coniglio placebo per passare il tempo dilettandosi.Bella poesia per quello che dice e per quello che lascia immaginare.
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cara Mimma, l’effetto placebo nel doppio cieco: è così che sperimentiamo questa vita sul pianeta. inventandoci dei, angeli e demoni.
sarà un bella sorpresa magari venire poi a conoscere che a noi la medicina non ha fatto effetto…
grazie
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un terreno testato e abbandonato… per il volo (libero) della poesia-sempre.
un abbraccio
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eppur si vola…
o almeno ci si prova.
abbraccio
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Buongiorno, Cristina, come tu sai sono stata lontana dal blog per la solita pausa estiva, poi per motivi familiari davvero tristi: quel giovane non ce l’ha fatta ed io mi sento svuotata, spero di recuperare pian piano. E’ bello rileggerti, come in questa poesia sottile e raffinata, sei unica.
Ti lascio un abbraccio
annamaria
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Annamaria, quanto mi dispiace! immagino come ti senti.
grazie di essere passata comunque, un abbraccio grande
cri
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bravissima
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grazie.
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