Di pietra
incatenato al verso
l’astio guerrafondaio__ la pace
ha gli occhi generosi
l’odio una lunga fascia giallozolfo
firma le spine purulente assale
solamente l’inerme.
Ride e volge le spalle__ rediviva
ancora ha il giorno pieno
le mani fanno vivere gli oggetti
suonano un pianoforte
traggono dai colori altri colori
un siffatto miracolo l’abbraccia
gente che l’ama e sa d’ogni conquista
con altrettanta verità.
Monocromie da poco
ruggini perifrasiche
non bastano a velarne l’implacabile
fame di luce
.












Pingback: Per antitesi di Cristina Bove | miglieruolo
Non è la vera poesia a indurire gli animi, Cristina, è l’invidia del dono altrui, quelle sono le spine purulente.
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E quella “fame di luce” non si estinguerà mai, non bastano tutte le spine purulente di questo mondo e nessun astio guerrafondaio. È la speranza umana che sempre risorge insieme alla poesia.
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Vorrei essere anch’io un po’ più ottimista, cara Mimma, ma la verità è che se fai cose buone ti ignorano, se fai un errore involontario ti vorrebbero morta prima del tempo.
E non credo nemmeno più alla poesia, se indurisce gli animi.
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il quadro raffigura un cavaliere medievale nell’armatura che riflette a capo chino???
nel caso lo fosse sposerebbe benissimo questo tuo stupendo passaggio:
…”un siffatto miracolo l’abbraccia
gente che l’ama e sa d’ogni conquista
con altrettanta verità”…
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Tads, sono veramente in pochi a notare gli effetti pareidolici dei miei dipinti, alcuni voluti, altri no. Sorprendono anche me stessa.
grazie.
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