Iconoclastia

iconoclastia - by criBo

Tensione ai quattro punti della tela
sfibrata la figura _il portamento_
eccentrico rotare a testa in giù
di quanto basta
per sfilacciare santi e filigrane
*
c’è un viavai che si sposta
di primavere in fila sul terrazzo
primavere da quattro sacchi e mezzo
di terreno pressato dentro i vasi
un limone di guardia alla ringhiera
incorniciato a tegole e grondaie
*
non è sicuro si possano indicare
dipinti bizantini in bianco e oro
se poi di guazza e firmamento
il mondo tutto è rappresentazione
inventario di libro scritto in cielo
_hahaha… cielo!_
e c’è chi tenta ancora il vaniloquio
dissertando di fili e cuciture
un io ipertrofico
disquisitore d’agave e smerigli
vetrine e melensaggini
mosca cocchiera
in groppa all’ippogrifo

Avatar di Sconosciuto

About cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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5 Responses to Iconoclastia

  1. Pingback: Iconoclastia di cristina bove | miglieruolo

  2. Avatar di cristina bove cristina bove ha detto:

    cara Mimma, intanto grazie per quel “ragazzi” 🙂
    poi per aver evidenziato quanto intercorre tra lettore e scrittore.
    in quanto a mosche cocchiere, che cavalchino buoi o muli, il senso è sempre lo stesso.
    gli antichi favolisti erano davvero esperti della natura umana…
    Come al solito tu entri con grande empatia nella mia poetica, e te ne sono grata.
    ciao
    cri

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  3. Avatar di domenica luise domenica luise ha detto:

    Ho letto la bella poesia e lo scambio di vedute con mam, sapete, ragazzi, io penso che questa sia la bellezza della poesia: la corrispondenza soggettiva tra autore e lettore, per cui un concetto o paragone o metafora anche implicita assume una rilevanza per me anche diversamente da quello che il poeta voleva dire. La poesia si moltiplica, si avvale, assume il ricordo personale e quello storico, tenta vie nuove e talvolta trova viottoli preziosi, che portano a piazze e paesaggi inaspettati. Poi c’è la corrispondenza oggettiva: io so cosa Cristina intendesse perché siamo amiche da vecchia data e magari ne abbiamo parlato tante volte, sia pure con terminologie differenti da quello che ha scritto in questo momento. Allora, se l’ho capita, e capire non è facile perché il poeta scrive sempre a filo con l’inconoscibilità sua propria, c’è un contatto oggettivo tra autore e lettore, che mi sembra, tuttavia, meno elevato di quello soggettivo. Io leggo Cristina ed immagino tutto quello che voglio oltre le parole: cosa c’è di più bello?
    Qui trovo geniali le espressioni “un io ipertrofico in groppa all’ippogrifo”: mi fanno pensare alla mosca appoggiata sul bue, arrivati a sera la mosca gli dice: Che faticaccia abbiamo fatto oggi. Ecco, questo è l’uomo: chissà cosa si crede di essere. Il bue ha arato e la mosca ha fatto quello che poteva, cioè nulla, ma usa il plurale. Un io ipertrofico.

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  4. Avatar di ventisqueras ventisqueras ha detto:

    oppio di luce nelle tue parole
    benritrovata
    Ventis

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