Sala hobby

Non preoccupatevi  per me
anche se ho scritto questo racconto “strano”
(in verità basato su fatti realmente accaduti e in tempi a me vicini). 
🙂

                                       
                                                   

La villetta è situata sulla sommità della via, prima della stretta curva che porta nella stradina parallela.
E’ inserita tra  altre due simili, stile anni ’70, con un ampio portico su plinti piramidali e una serie di oblò sotto la grondaia dove alloggiano lampioni.
Due stretti viali ricoperti di edera corrono lungo i confini laterali. Un fitto pergolato di vite americana si arrampica lungo i pali di recinzione e ricopre i viali facendoli assomigliare a gallerie frondose, nascondendo alla vista, di chi si affacciasse alle finestre del piano superiore, gran parte del prato ed il grande cancello di ferro posto all’ ingresso della proprietà.
Un secondo cancello laterale immette su una rampa cementata, molto ripida, che scende direttamente nel garage seminterrato dal quale si accede a  un altro vano, la sala hobby.
Io abito nell’ appartamento al primo piano della palazzina di fronte, dal mio balcone riesco a  scorgere parte del portico in ombra e, nello sfondo, un’ ampia porta vetrata sempre chiusa.

Conosco la disposizione dei vari ambienti perché fui invitato dal ragazzo, che avevo  conosciuto qualche giorno addietro, a partecipare a una festa nel seminterrato
Mi aveva fatto un cenno di saluto, mentre se ne stava davanti al grande cancello ad osservare alcuni furgoni scendere e salire per la rampa.
La seconda volta mi aveva offerto un passaggio sulla sua utilitaria, pioveva ed io mi riparavo alla meglio alla fermata del bus, si era fermato e mi aveva aperto la portiera invitandomi a montare in macchina.
Pochi convenevoli ed eravamo già arrivati. Un rapido saluto, grazie, e ciascuno a casa propria.
Poi l’invito.

Nella vasta sala, palloncini variopinti ancorati al soffitto, coriandoli e stelle filanti, si festeggiava carnevale.
C’erano tavoli imbanditi con ogni ben di dio, bibite e alcolici a volontà.
Un megaimpianto stereo faceva vibrare perfino le pareti di assordanti canzoni popolari, romane e napoletane.
I giovani erano una ventina, ballavano tra di loro e con con alcune  ragazze, dimenandosi nello spazio libero tra i tavoli.
Cinque uomini di mezza età parlavano gesticolando concitatamente.
Uno di loro, il più anziano, aveva al mignolo un anello con una pietra sanguigna grande come una noce.
Sulla parete di fondo, una porticina metallica, simile a quelle degli stanzini di sicurezza che alloggiano i bruciatori e le caldaie degli impianti di riscaldamento, era sprangata con una enorme barra di ferro trasversale, e una minuscola grata, a mo’ di spioncino, lasciava intravedere una fumosa e densa oscurità.
La musica pompava a un volume così alto che pareva rombasse anche nel pavimento. Le casse, poste ai lati, ruggivano nel crescendo,  quasi animate di vita propria.
Un acuto odore di lisoformio si mescolava a quello, altrettanto intenso, di bastoncini che bruciavano in ciotole disseminate qua e là nello scantinato.
La festa pareva ancora nel suo clou quando l’uomo anziano fece un segno al ragazzo.
Gli parlò all’orecchio guardando verso  me.
Il giovane allora si avvicinò dicendo che la festa era finita, e imperativamente mi scortò fino al cancello borbottando un  saluto.

Passarono  mesi.
Non ebbi altra occasione di incontrarlo né di essere invitato.
Continuava però ogni giorno il viavai incessante dei furgoni su e giù per la rampa, e la musica, sempre fragorosa, esasperava il vicinato.
Spesso altri rumori si aggiungevano, muggiti, mugolii prolungati, che accomunavo ai latrati e guaiti di tutti i cani da guardia delle ville attigue.
Finché una mattina  due enormi camion da trasloco caricarono masserizie e sgomberarono la villa.

I nuovi proprietari, una coppia di pensionati,  si sono stabiliti da poco nella casa.
Mia madre ha già scambiato qualche parola con la signora, affabile e garbata.
Nel frattempo sto notando grandi cambiamenti, è sparito il pergolato, adesso dal mio balcone posso vedere tutto il giardino ben curato, le aiuole fiorite e buona parte della casa.
Le finestre sono sempre spalancate e spesso, di pomeriggio, due bambini giocano sotto il portico o percorrono in triciclo i vialetti.
Stanno facendo lavori anche nel seminterrato.

Stamattina c’è un insolito trambusto di camionette della polizia e auto municipali.
È arrivato anche un furgone della morgue.
Portano via dei sacchi neri dal garage, li caricano sul furgone.
L’anziana signora è sorretta dal marito e un paio di infermieri li aiutano a salire sull’ambulanza.
Quando tutti i veicoli si sono allontanati, scendo sulla strada dove si è formato un capannello di gente.
Parlottano, scambiandosi occhiate sbalordite.
Mi avvicino, sento qualche frase:
“Poveretti, chissà che cosa hanno provato!”
“Cosa? Come?”
“Pare che, nel ristrutturare il seminterrato, sotto il pavimento di uno stanzino, abbiano trovato un vano, pieno di ossa, spolpate e tranciate, alcune frantumate e altre con brandelli incartapecoriti.”
La donna che parlava scuoteva la testa: “Ma una cosa, signora mia!… Non ci si può credere, no, non può essere vero!
“Impossibile! Impossibile!.” Mormorava tra sé un’altra vicina.
“Ve lo giuro! L’ho sentito con queste mie orecchie dai portantini: sotto lo strato di cemento hanno trovato un mucchio di  resti umani. E, sopra, la carcassa di un leone.”

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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10 risposte a Sala hobby

  1. pieramariachessa ha detto:

    Un racconto coinvolgente ed ugualmente sconvolgente, una storia che fa male, che ti raggiunge come uno schiaffo, e che dimostra ancora una volta quanto la realtà possa essere crudele e impressionante.
    Bello leggerti.
    Piera

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    • cristina bove ha detto:

      ciao, Piera, sconvolgente è la parola giusta, per tutti noi che viviamo nell’etica e nel rispetto altrui. ma non ha alcun senso per chi è senza morale e ha come fine solo il profitto, il possesso, il potere… in fondo le mafie di tutto il mondo, più o meno mascherate, usano mezzi disumani pur di raggiungere i loro spregevoli scopi.
      grazie

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  2. aitanblog ha detto:

    Vivido e inquietante.

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  3. gelsobianco ha detto:

    Cri, torno presto da te!

    Buon lunedì, cara!
    Ti abbraccio
    gb

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  4. ludmillarte ha detto:

    beh, oltre al racconto grazie per la premessa 🙂
    (sai che proprio ultimamente si pensava a quante persone potrebbero essere appunto sotto a quegli strati?)

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    • cristina bove ha detto:

      Lud.
      ho vissuto per dieci anni in una villetta alla periferia di Roma, ricordo che ci svegliarono una mattina, a pochi giorni dall’esserci insediati, poliziotti con i mitra spianati.. cercavano gli inquilini precedenti.
      sapemmo in seguito, secondo alcune voci, che erano dei malavitosi e che avevano messo a guardia del garage-scantinato, un leone vero, vivo…
      il resto è frutto della vena noir della mia fantasia

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  5. momix ha detto:

    gasp!!!
    L’anello al dito di quell’uomo mi aveva già inquietata…

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