Nel sogno mi toglievo gli occhi…

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*Nel sogno mi toglievo gli occhi (nello stesso sogno mi svegliavo cercandoli a tentoni nel cassetto, mi parevano asciutti. Avevo dimenticato di immergerli nel contenitore delle lacrime). E mi chiedevo: com’è che ancora vedo?*
 

Magari stamattina parto
da questa casa di conferme
un corpo al proprio posto
il resto ancora tiene
– per quanto non si può sapere –
c’è sulla via ferrata uno sbuffare
dai finestrini al circostante
riempie di viaggi l’aria

il convoglio si adegua agli spartiti
decreta note di triangolo
un colpo secco
chiedersi
se nell’orchestrazione abbia importanza
la nota sopra il rigo

ecco
mi sento quel tinnito

                      

                            

*è tutto titolo

marzo 2011

 

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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8 risposte a Nel sogno mi toglievo gli occhi…

  1. gelsobianco ha detto:

    Perché, Cri, tu vedi con gli occhi?
    No, mia cara.

    Un abbraccio
    gb

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  2. tramedipensieri ha detto:

    Il corpo resta e lo spirito viaggia con biglietti non scaduti e un tintinnio sugli occhi asciutti…

    Buon inizio settimana
    Ciao
    .marta

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  3. ninaesposition ha detto:

    “…dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo…” così recitava Shakespeare senza averti conosciuta!
    Io aggiungo che chi guarda col cuore non ha bisogno di avere occhi, quindi non c’è da meravigliarsi che anche senza occhi, pur in un sogno, tu potevi ancor vedere!!
    ;-))
    Serena settimana!

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    • cristina bove ha detto:

      grazie, carissima! se lo pensava Shakespeare…
      tutte le donne hanno nutrito con il latte, e molte anche con l’arte del loro cuore e del loro spirito.
      è che la maggior parte degli uomini lo ha dmenticato.
      quel sogno mi è rimasto impresso: mi ha parlato.
      serena settimana anche a te, ci sentiamo presto
      cri

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  4. fattorina1 ha detto:

    La vita, il suo abbandono, la nota, anche acuta, anche sgraziata che ci trattiene. Lungo il tragitto la melodia sfugge, l’orecchio è inadatto o è lòa melodia stessa ad essere inadeguata, però resta quel tinnia, sopra il rigo? , che ci tiene come se avessimo ancora l’andante da ascoltare.
    Narda

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