accantonare idee moleste
lasciarle ai sognatori
alle vedove bianche
ai giocatori grattaevinci
eliminare quelle arrugginite
come chiavi trovate nei cassetti
che non si sa di quali case
aprivano le porte
dimenticare nomi e ricorrenze
ma ricordare Ugo
il ragno battezzato da mio figlio
e proclamato santo quando
stanato dal soffitto
fu trucidato dall’aspirapolvere
assottigliare sempre più i contorni
lasciare che si spengano le braci
i paradossi come questo e che
ne voli via la cenere di paglia
“materia che se può, brilla.”
hai detto tutto con questa bellissima frase
grazie 🙂
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L’abbraccio dell’attesa della fine. Ci saremo anche noi in quel luogo, in quel tempo e ricorderemo Ugo, favilla, Ninfa, Zelinda…. Chi non ha avuto un santo ammazzato a cui dopo chiedere perdono.Tu scrivi, noi ti leggiamo e la nostra mente non si spegne, si fa flebile la luce, ma sempre tale è, materia che se può, brilla.
Narda
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Povero “ugo” quando ero piccolo….mi avevan detto che i ragni discendevano da una ninfa “punita” da Giunone! da allora li ho sempre guardati con -quasi-condiscendenza- bella la poesia,
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grazie
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