Dopotutto è solo un modo di svegliarsi

2013-10-12-12-45-01

uno squillo al cervello
_essere che non si può non essere_
sulla comune strada che conduce i vivi
tutti alla stessa meta, nel frattempo
locuzioni graziose
infiorettano strade e veleni corporei
la crudeltà degli uomini in odore di sangue
inferni e voragini
_se ne scrolla il pianeta: gli inermi
sempre i più bastonati_

gli allegri osservatori da terrazze
fatui assertori di bellezza (che pure c’è)
sono come regine: a chi manca del pane
consigliano brioches

io stessa
che me ne sto a dipingere sul retro
mentre nell’atrio si coltiva il pianto
sono una portatrice d’illusioni
una che fa il mestiere di distogliere
sapendo che non basta
distanziarsi da onorificenze e applausi
per ritenersi assolta

 

 

 

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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19 risposte a Dopotutto è solo un modo di svegliarsi

  1. lallaerre ha detto:

    non credo che l’arte sia un palliativo, credo invece che lì sia la parte più autentica e sana dell’umanità. Che ci siano malattie e distorsioni dello spirito è innegabile, ma l’arte non nasce per ignorarle né per infiocchettare le ferite più dolorose. E anche per questo l’arte, quella vera, non ha bisogno di onorificenze e applausi.

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  2. cristina bove ha detto:

    “Comprendo, non mi mostro, non mi lamento – anzi – riesco ad essere felice
    e, ogni tanto, ripulisco la palude chè – se questa è Paola – c’è da ringraziare i coccodrilli.”

    e questo, oltre che umano, è eroico!
    granda Paola, un bacio! ❤

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  3. lementelettriche ha detto:

    Infatti Cristina – del resto non credo ai palliativi, io meno di altri potrei –
    sono qui che ringrazio d’essere come sono non una ma infinite volte.
    Mi basta una corona d’alloro – quella della mia Giù – e non demordo.
    Mi è servito vederla posizionata sulla lapide di mio padre per capire
    – né adesso né mai vinceranno gli alligatori –
    ma soprattutto mi sono sentita forte, d’una forza indicibile:
    ho raccolto un testimone importante, quello di nonna Lucia.
    Ho sfidato di nuovo un dio piccino e impietoso, sordo al grido dei suoi figli,
    impassibile innanzi al male – eppure – siamo arrivate per tempo…
    chissà, forse anche lui s’è stufato di tutto, ci può stare.
    Forse m’ha fatto un regalo, forse è solo una casualità.
    Una cosa è certa: non sono indifferente né disumana.
    Comprendo, non mi mostro, non mi lamento – anzi – riesco ad essere felice
    e, ogni tanto, ripulisco la palude chè – se questa è Paola – c’è da ringraziare i coccodrilli.

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  4. gelsobianco ha detto:

    “sapendo che non basta
    distanziarsi da onorificenze e applausi
    per ritenersi assolta”
    no, non basta, Cri.
    non si è assolti così.
    c’è chi non ha pane, non ha acqua, non ha nulla, è vero
    e forse ogni forma d’arte è solo qualcosa che non ci fa impazzire di fronte alla disperazione umana.
    leggendo i tuoi versi però e ascoltando queste note penso che la bellezza possa fare bene e renderci ancora più sensibili.
    forse…
    ti abbraccio, Cri cara
    quelle nuvole mi stanno parlando…
    gb

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  5. cristina bove ha detto:

    cara Paola, da quelle terrazze si affacciano gli indifferenti alle miserie dei più… tu non potresti mai, con la tua profonda intelligenza e umanità!
    magari ci accontentiamo di dare ogni tanto una sbirciatina a un roseto… 🙂 e riprendere forza per contrastare i governanti insensibili alle vere necessità deila gente.

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  6. lementelettriche ha detto:

    M’è necessaria una terrazza, un balconcino con una prospettiva palliativa.
    Devo riprendere fiato.
    Intanto continuo ad assistere, consapevolmente disarmata, agli importanti passaggi sul cammino dei vivi per la meta comune.

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  7. Anche di illusioni si vive: il pane e le rose…

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  8. tramedipensieri ha detto:

    Dispensa ancora Cristina: c’è bisogno della parola “cura e bellezza”…
    Ciao
    .marta

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