Il padre disse: basta essere padre
vado via
e scelse donne e tavoli da gioco
la madre dimezzò fotografie
pose un pensiero d’odio a mo’ di lapide
le figlie ebbero letti
in camerate gelide d’inverno
soffocanti d’estate
tavolate per orfane di vivi
rispetto a quelle dell’Addolorata
che bacchettavano il dorso delle mani
mettevano in ginocchio sul terrazzo
sui chicchi di granturco
le suore salesiane erano buone
insegnavano a scrivere e cucire
a disegnare e solfeggiare musica
ma nelle sere della solitudine
non sapevano come farsi amare
le ragazze più grandi
lavavano cataste di lenzuola
passate al turchinetto
le dita diventavano azzurrine
le piccole sedevano in disparte
giocando a ripiglino nel cortile
a ripensarci fummo fortunate
rispetto ai figli dell’oscurità
bambini sulle ruote degli esposti
noi viaggiavamo in mari di speranza
di approdare a una casa
a nostra madre
ai giorni che sarebbero arrivati
e finalmente vivere con lei
(dalla raccolta “Coordinate semplici”)
che bella… dipinge un quadro in cui gioia e dolore non gridano, sono semplicemente lì, esposti
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grazie, Mariangela. in fondo è inutile gridare o piangere, ma è bene ricordare: la vita viene registrata solo quando se ne scrive, in ogni forma.
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Ogni volta in cui ci penso _ da 28 anni _ mi dico da sola che ancora oggi esistono uomini peggiori, uomini che neanche dicono basta. Uomini che non cominciano neppure.
Dimentico sempre di dirmi che ci sono donne che amano e hanno amato per due, senza odiare.
Appunto _ dimenticando _ o forse introiettando tutto il male del mondo.
Non saprei.
Non ora.
❤
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ci sono donne che danno alla vita il senso più alto, malgrado le vicissitudini tragiche e gli abbandoni.
❤
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