il corpo
come un vestito sulla gruccia
cade
spoglia dimestichezze
abitua alla vertigine del senza
nullifica ricerche nell’armadio
un pensiero anestetico
esenta da sgradevoli riflessi
ignora l’affiorare delle ossa
relega l’imballaggio
nel limbo dei drappeggi
soltanto nei ritratti
dissimulato con i chiaroscuri
inganna l’occhio
emerge dalla tela
ma
sotto le velature dei colori
niente
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L’esteriorità è un imballaggio
eppure ci avevamo preso dimestichezza
anche se poca.
Non fosse altro che per la filastrocca nota
“Mens sana in corpore sano” _ dicono loro _
Eppure, da quando ho memoria di me,
conservo il pensiero
con maggiore capacità
ché giù _ come appesa sulla gruccia _
la mia carne c’è già stata tante volte.
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cara Paola, l’imballaggio è gradevole fin quando non lo compromette il tempo e l’usura.
non avrei mai potuto scrivere questi versi fino a pochi anni fa.
la vecchiaia svela l’inconsistenza delle forme materiali, ma rafforza il Sé della mente.
consapevolezza e pace.
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Io ho avuto un imballaggio sbatacchiato troppo spesso, non so com’è ma mi capita di ricordare solo quello. Peccato.
❤
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