Tre ante battute dal sole
anche i muri possono essere incidenti
sezioni d’angolo
ci si specchia l’andata ed il rientro
la zona muta interseca nel vetro
sagome in filigrana
dire di molti altari tralasciati e molti
gesti di sacrestani incappucciare ceri
passano con le storie di rovine
a dorso d’asino – non era da quelle mulattiere
che si sporgevano i malanni –
oggi che basta un raglio ad incantare
affastellare frasi sui risvolti
di copertine inermi
il nudo andare
che per atti notori è insufficiente
ai polpastrelli inchiostratura ciano
una scrittura di cinabro
c’invermiglia la sera.
un distico finale molto bello che chiude o lascia intravedere il volume di questi versi altrettanto belli
c’è il “racconto” di una scrittura, di una mulattiera di segni che la mano curva risale…
ci si sente “sangue”, come dice Mimma, vita a sudare e a denudare altra vita…
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Margherita, che altro resta? si affronta il proprio sangue, gli si chiede senso e controllo, se ne riceve sempre più mistero.
nudo.
grazie
ciao
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Ci sento tragicità e sangue.
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vero, Mimma, vero.
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Questa l’ho già letta da qualche altra parte.
Rinnovo. Sai cosa.
elia
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🙂
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