Il luogo__ una pedana o un letto
la stanza gira e volano ritratti
pergamene mai svolte
pochi libri d’intorno e molti
fantasmi presi in prestito
la mia tesi è una mappa sul mio corpo
senza nessuna normativa__con la lode
chissà se non il plauso della corte
(sicuramente l’aia).
Effetti strato_storici
così mi si presentano i rinvii
concatenati nelle veglie
contenuti nei testi familiari
rubati alle domestiche certezze
tra i vasi del terrazzo erbe infestanti
un titolo d’arancio sulla porta
io che m’abbraccio di necessità
sopravvissuta a santi e focolari.
Una mano di biacca
stende linee traverse dalla bocca
verso cancelli colorati d’ambra
laggiù dove mi stingo in utopie
senza più senso.
Ho sparpagliato un mare di parole
alcune invece le ho legate a mazzi
e regalate a chi le vuol sentire
altre aspettano un frego irregolare
e la parola fine.












Vedi, mi fanno pensare le tue “pergamene mai svolte” perché noi non finiamo mai di iniziare a vivere e il meglio della nostra poesia è ancora accartocciato dentro di noi, di livello in livello, per parlare alla photoshop e ricordando le tue immagini. Ed ogni livello traluce e fa intravedere quello che c’è sotto sicché il cortile della vita concreta diventa un emiciclo poetico tutto ancora da esplorare, “Ho sparpagliato un mare di parole”, sai che ti dico? La parola fine del corpo non potrà impedire la fiorita e rifiorita di quelle parole.
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Mimma, di livello in livello, stratificazioni dell’essere…
Credo che la parola fine appartenga solo alle apparenze materiali, non so chi siamo veramente, ma mi piace pensare che siamo essenze di luce, momentaneamente calate in questo “io” che ci sembra essere vissuto e adesso invecchiare… in fondo la parola fine significa soltanto trasformazione.
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c’è una vita segreta dentro te
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sì, Massimo, e, come a tutti, a volte ignota anche a noi stessi.
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un componimento che mi fa immedesimare nel paesaggio, quelle nubi cariche di nostalgia per i segni che abbiamo tracciato su un margine di tempo, che nella stanza ricompare per rinchiuderci dentro quel tempo
ma nello stesso tempo ci apre la vista e allora ogni cosa si colloca
nel suo giusto spazio.
un caro abbraccio
c.
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Carla, chiusi e nello stesso tempo aperti all’altro…
quanto ci accomuna la nostalgia per quello spazio-tempo verso cui siamo proiettati, attratti da una luce suadente, che quasi ci conforta nei momenti bui!
un caro abbraccio anche a te
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Sembra di vederla la vita che gira come un vortice intorno a te. Tu però sei ferma sulla pedana o letto che sia. Spettatrice, creatrice, co-creatrice del mondo circostante. Probabilmente il senso dell’essere sopravvissuta ai roghi di bontà e agli inverni della maldicenza è tutto nella tua missione di concatenatrice di parole che invece di disperdersi al vento, intessono una trama sempre più fitta… perfino nell’apparente sparpagliare, a ben guardare, tutto si collega…
baci
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Maria, mi piacerebbe davvero se, così come dici, riuscissi a concatenare parole e creare trame, almeno tra gli spiriti affini.
Ma non so quanto riesca a trasmettere con i mie versi, sofferti, scaturiti da una urgenza di comunicare oltre il linguaggio comune.
spero che tutto si colleghi… forse già avviene.
grazie
baci
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Una poesia che si può leggere in molti modi, ci sono visioni forti, potenti, e tutte convergono verso un senso. Io vi ho colto quasi un senso di smarrimento.
Ciao, Cris.
Car
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sì, Car, senso di smarrimento.
Ho la sensazione di essere in un sogno da cui non riesco a svegliarmi.
ciao
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