La prima intinse il dito nel bicchiere
lo passò sulla bocca della bambola che si tinse di rosso.
La seconda disse che il morellino di scansano
non va sprecato in questo modo.
La terza alzò le spalle sbuffando e le mandò a quel paese
aveva bei dentini nel sorriso
di porcellana, occhi di vetro azzurro
ammiccanti in frazioni di secondo _non se ne accorse mai nessuno_
Di quelle tre non c’era da fidarsi.
Lo sapevano gli orsi, i cani e i gatti
tutta la comitiva di peluche
coccodrilli di plastica, supereroi in mimetica
raccontavano cose che gli umani__cose che, come scrisse il gran poeta
ce ne sono talmente sotto il cielo
da non potersi immaginare_
Ma nemmeno l’indizio plateale
_la fattoria degli animali_
fu mai considerato seriamente.
– Come non se ne accorsero?- domandò la più piccola
– Erano troppo intenti a sopraffare, a rubarsi l’un l’altro, ad ostentare
soprattutto a distruggere
stanno morendo sotto le macerie
e pensano d’avere in tasca il mondo –
cristina bove 
Non so più se siamo noi le macerie o quelli che continuano a produrle…
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Forse, caro Aitan, siamo l’uno e l’altro, purtroppo…
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Sai far divenire poesia tutto, Cri!
Con grande classe!
Ti abbraccio
gb
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grazie, gb
un abbraccio
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Il peggio è che sotto le macerie trascinano con sè gli innocenti. Invettiva elegante che diventa poesia.
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infatti, Mimma, è una valanga che ci trascina tutti
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Magari, una volta per tutte!
Un abbraccio.
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un abbraccio a te, Fran
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stanno morendo sotto le macerie… proprio così Cristina…
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un po’ anche noi, cara lu
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Grazie a te!
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grazie… puntualissima. ed elegante.
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