il mio malanno l’ho addomesticato
sceso dai giorni
l’ho riportato in strada
oltre la curva
gente che porta i piedi in processione
che salmodiando invoca
il dio delle grancasse e dei miracoli
_non resta che deviare_
la sacra voce che ci parla dentro
tra le macerie del dolore
si fa preghiera di misure umane
non l’umano concetto del divino
e nell’ascolto
quel senso d’ineffabile c’immensa
.












“il mio malanno l’ho addomesticato…”
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è una belva da tenere costantemente sotto controllo…
sto facendo il possibile… pare che funzioni.
ciao
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Un abbraccio 🙂
.marta
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Sì, Cristina, deviare dalle grancasse di processioni salmodianti… per ascoltare davvero la nostra umanità… e, per chi lo sa fare bene come te, tradurla in parole che arrivino anche ad altri. Grazie Cristina
lu
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e cosa possiamo fare se non almeno defilarci?…
il rumore assorda (ne sai bene!…), però la musica asseconda i battiti del nostro cuore.
grazie a te.
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Sì, bel modo davvero di cominciare a leggere Poesia…!
“quel senso d’ineffabile c’immensa”! bellissimo questo verso, ma tutta la poesia anche: ché mentre il “gregge” salmodia i suoi mantra, noi cambiamo strada, per non avere nelle orecchie quei fastidiosi rumori di piedi e grancasse, per ascoltare la sottile ma fortissima voce che ci grida dentro e che è la vera preghiera del senso umano del vivere: solo con questo ascolto il divino entra nell’umano (il senso dell’ineffabile che c’immensa), non viceversa…
Bellissima bellissima
bbb.car
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hai visto, car? c’è un filo che ci lega tutti, lo chiamiamo poesia, ma forse è solo la voce dell’anima.
grazie assai
bbb.cri
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bel modo di cominciare a leggere di Poesia stamane
buongiorno Cristina
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grazie, Ventis,
buon pomeriggio 🙂
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