il rettilineo s’incurvò
fino alla strada morta
pietra su pietra un suono di strapiombo
e le giornate caddero nel vuoto
scomparvero quadranti
da planisferi e corpi delle donne
lembi di sé cuciti col catgut
costellazioni incise nella carne
soltanto le madonne sono rimaste intatte
come nei tondi blu dei DellaRobbia
qui le “metà del cielo”
precipitando dalle anestesie
cadono a pezzi
nelle locande della tarda sera
Un linguaggio nuovo, scelto accuratamente: mi intriga perché dà uno spessore diverso (più sferzante?) alle tue poesie 🙂
p. s.
Mi permetto di segnalarti il cambiamento dell’url del mio blog:
http://nelmezzodellecose.wordpress.com
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grazie, Elisabetta, sferzante mi piace. 🙂
anche di avermi informata del nuovo blog.
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e che cavalcate…
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sì, cara Paola, amazzoni senza archi e senza scudi…
si guadagnano la vita perdendosi pezzo dopo pezzo.
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❤ le donne si consumano
le madonne no:
per le "metà del cielo"
– il cielo non è infinito –
è a metà.
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L’ha ribloggato su lementelettriche.
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Grazie! 🙂
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❤
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