come da un cannocchiale rovesciato
così ci appare il mondo
_si va rimpicciolendo sempre più_
prima eravamo attenti a ogni dettaglio
l’innocenza dei sensi ci appagava
ci sorprendeva amore
chiamavamo universi i suoi frammenti
ci vivevamo appassionati e immensi
adesso si restringe
un mondo millimetrico configurato a pixel
_anche una gita al faro
è un moscerino che ci ronza dentro_
Pure ci vaglia giorno dopo giorno
l’agitarsi del tempo che sparpaglia
particelle di noi senza più nome
è l’Es che r(ide) e si ridimensiona
ridisegnato da se stesso
nel labirinto delle mutazioni
sirene pesci girifalchi in volo
_è l’Es che ride dal sistema limbico_
minimizzando nella lente inversa
il cerchio che si chiude intorno a Dio
il macrocosmo al centro d’un bosone
Anche questa poesia piena di musicalità e di pensieri che si dipanano in coerenti matasse anche là dove non c’è coerenza alcuna, rovescia la visione: giovani si vedeva l’immenso, ormai maturi si immagina Dio in un bosone e la scienza, coerentemente, non aggiunge, sottrae perché la fantasia possiede una visione più completa.
Narda
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ah, il gioco del bianco e nero… dei dritti e rovesci di ogni rappresentazione!…
e ci sentiamo infiniti nell’espansione del’Es, e microscopici nella nostra aggregazione di molecole…
per fortuna la fantasia ci trasporta oltre noi stessi, e ci suggerisce un mondo altro, veicolato da parole, ma animato dalla visione caleidoscopica della vita.
grazie
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Similitudini impensabili se non per una mente poeta: dalla citazione di Wirginia Wolf, (i moscerini che ronzano, a piccolissimi “caratteri” suppongo) al pensiero che torna indietro, “all’innocenza dei sensi”, all’Es prorompente che annullava ogni pia ragione, all’universo dell’amore che non vedeva nemmeno il sole. Oggi, come dico spesso, sono solo filiali amori: e per questi, per fortuna, non occorre la lente di ingrandimento.
Colpisce la sintesi perfetta della rappresentazione del Dio degli uomini, racchiusa in un spin primigenio: forse l’unica che il pensiero può contenere e nemmeno il sistema limbico la può annebbiare.
🙂 🙂
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tu cogli sempre nei miei versi,anche se a vote un po’ criptici, il substrato che li ha generati.
non ho saputo resistere al gioco di parole: Es che r(ide) dove ho abbinato il senso psicanalitico dell’ Es, al grande Escher, di cui amo la sapienza rappresentativa delle sue intersecazioni magiche….
Questa in particolare (oltre le mani che disegnano sé stesse, e la scacchiera di gechi):
Grazie della tua graditissima attenzione
Un abbraccio.
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Adoro Escher , in realtà, lo ammetto, sono stata molto a pensare il “gioco” sapevo che lì, in quel nodo c’era qualcosa, ma non ho proprio pensato al pittore. E dire che la testata di un mio blog chiuso aveva un’immagine (Tre mondi) di Escher 🙂 🙂
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sono stata troppo criptica… lo so 😉 🙂
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🙂 🙂
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