parlavo ai muri
_hanno le orecchie agli angoli
e frasi digitate nei mattoni_
nominativi di crepuscolo
espirazioni brevi
in confidenza, ma si sa
che i muri hanno l’intonaco sugli occhi
eppure sanno assolvere chi piange
fui vista ripiegata sul mio seno
_conteneva l’incerto che avanzava_
non mi chiesero il nome
: potevo essere un’altra, era lo stesso.
Lo scrissi lungo distrazioni che
finivano all’incrocio delle tende
un segreto da niente
incorniciato
_divenni una memoria da parete_
Forse sono quasi quarantotto anni che ci parlo – coi muri.
Dev’essere così: se sanno assolvere chi piange ho speranza zero.
Magari dovrei imparare a piangere, ecco.
Al momento sono meno d’una memoria da parete,
non sto neppure spalmata sui mattoni, meno persino dell’intonaco.
Apparentemente.
Già, apparentemente, perché gli sto spalmata in testa…
ora che non è più tempo.
Ora che non è più ora.
Adesso che una distanza siderale m’ha portata sempre più lontana.
Fortuna.
M’ha liberata.
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i muri, oltre a udire e vedere, registrano.
e ciò che ci sembrava una manciata d’anni e di ricordi, è quanto resta nelle stanze della nostra anima.
senza peraltro imprigionare… anzi!
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Emozione grande grande in me, mia Cri cara.
“un segreto da niente
incorniciato
_divenni una memoria da parete_” ❤
Bella bella questa tua poesia.
E sempre mi stupisco anche se ormai so che livelli tu puoi raggiungere con i tuoi versi.
E il canto così intenso della Streisand… perfetta combinazione.
Grazie, Cri.
Ti abbraccio forte
gb
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emozionarsi è anche condividere,
ci si incontra su piani combacianti
in uno scambio di necessaria comprensione
abbraccio
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Ciao Cristina. È sempre uno stupore leggerti..
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Grazie, Bianca. Felice che ti piacciano i miei versi 🙂
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