aveva solo gli occhi
il resto era più nero della grotta
in cui pesava carbonella e trucioli
ne aveva un po’ paura la bambina
aggrappata alla gonna di sua nonna
_sarebbero venute dal passato ombre più dense_
e non sapeva dirsi in quale luogo
fossero state aperte quelle dighe
ché a perdersi tra pieghe di grembiuli
e fiocchi sui colletti
andava a scuola già da appena nata
come tutti, del resto.
Poi venne il gas
il carbonaio imbiancò le sue pareti
si ripulì le mani
e smerciò burro caramelle e latte
cerco le foto di Napoli antiche, alcune strade però sono rimaste come allora, e addirittura le crepe sui muri, i cavi della luce, ecc… palazzi con le insegne nobiliari annerite.
ho trovato perfino la scuola elementare in cui ho frequentato le prime due classi, prima di essere rinchiusa in collegio, e ho scoperto che era un’ala del palazzo dei Carafa, nel quartiere conosciuta come la scuola della “capa ‘è cavall” perché su una colonna in fondo al cortile c’era la scultura in pietra di una testa di cavallo, appunto.
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io ce l’avevo proprio di fronte casa, il carbonaio, in una botteguccia cui si accedeva scendendo diversi gradini…
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anche in quella, angusta e buia, di fronte alla casa di mia nonna, si scendevano dei gradini.
vedi quei panni stesi sulla sinistra della foto? era proprio lì sotto
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quando si riforniva, il carbone glielo gettavano giù da quelle scalette…
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vero! lo ricordo anch’io!
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e si faceva un gran polverone nero e lui, poveretto, diventava ancora più nero mentre spalava il carbone verso il fondo della bottega… Cri, davvero abbiamo vissuto un’altra epoca!
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me ne sto rendendo conto appieno!
e stanno affiorando ricordi di quando ero piccolissima, di strade e luoghi che poi sto ritrovando in rete: Google map è fenomenale!
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e non sono cambiate?
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