Vengo distribuita in molti versi
intendo direzioni
e mi divento inafferrabile
da qualche parte ride un io di fiori piccoli
forse un violino che sparpaglia note
in fondo al letto, là dove non trovo i piedi
e chi sarò da ricavarmi umana?
Ho ancora gli occhi, oppure no, sono soltanto tracce
cosiddette essenziali
ora divelte dalle storie _le voci anche_
un senza oggetto
alcun soggetto
il noi mi fa sparire e riapparire
in punti imprecisati della stanza
ah, la follia! dice la particella sporta
dal centro della fronte
il braccio s’è disteso a dismisura
l’ho perso _ anzi l’abbiamo perso_ noi
esonerati dall’essere compatti
fossimo pane in briciole
per fantasmi di gheppi (ritornano?)
farò, faremo, chi?
Che malditesta! Ecco, sto ritornando.
Signori abitatori di codeste stanze, vi sollevo
dal compito
la vigilanza impone un veloce ripristino
purtroppo
si comincia coll’essere incastrati
un corpo-bara (siamo tutti morti)
la pazza me s’infrange…
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Sembrano sparse, ma solo un attimo, poi torna la compattezza pronta a disgregarsi nuovamente nel saliscendi, nell’entra e esci da una dimensione all’altra ❤ dal dubbio alla consapevolezza. Un forte abbraccio.
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abbiamo l’anima vagabonda, altalenante tra la terra e il cielo.
un grande abbraccio ❤
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❤
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❤
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bellissima, la tua capacità incredibile di fissare le sensazioni…
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Doris
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grazie, Doris 🙂
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