sul vetro della serra il vapor acqueo
scivola sugli auguri della festa
_seminammo l’incerto di speranza_
di fioritura postuma e segreta
potremmo inabissarci nelle favole
per eludere i mali che si schiudono
l’uomo dal fiore in bocca
e in ogni dove
luminarie persistono a distogliere
da strappi inevitabili
_squarci che non c’è filo che rattoppi_
bagliori che s’infrangono negli occhi
potremmo rannicchiarci dietro gli angoli
d’un castello di carte
fingendo una corazza antidolore
al cumulo di assenze
siamo terreno fragile
esposto alle tempeste
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