Oltre le quotidiane riflessioni sulle difficoltà causate dagli acciacchi fisici, sulle emozioni suscitate dagli eventi, gioiosi o tragici, che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria, ci sono le considerazioni sui necessari e ineludibili distacchi.
A ottant’anni si è provati dall’abbandono di persone che ci erano care e che ci hanno lasciato per divari esistenziali e per mille altre ragioni.
A volte mi sento una superstite di terra approdata in una piazza che si va sfollando degli astanti: figli, parenti, amici, tutti giustamente impegnati a condurre la propria vita e a seguire la propria strada.
Provo un profondo, accorato smarrimento alla morte dei miei coetanei, come se fosse ingiustificato il mio essere ancora viva. Ma ho smesso di farmi domande su esiti finali, sopravvivenze, campi elisi e simili altre fantasticherie.
Trovo conforto nella scienza, che, tuttavia, se da una parte placa l’intelletto, dall’altra lascia campo aperto all’incompletezza delle acquisizioni.
La storia evolutiva dell’umanità è determinata dall’incessante ricerca e dalle relative scoperte che fino ad oggi costituiscono il patrimonio genetico e culturale di noi esseri viventi e pensanti, il continuum evolutivo da cui deriva anche l’approfondimento della logica che prospetta razionalmente ulteriori apprendimenti.
La comprensione mia personale, pur nella sua limitatezza, mi pone in una sorta di stallo: può sembrare un paradosso, eppure in questa dicotomia sto come sospesa, in balia dell’alternanza tra l’io meditativo e l’io facente.
Hai espresso in modo magistrale sensazioni ed emozioni che sono anche le mie 💗
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grazie, Luisa ❤
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Buona domenica, Cristina 💗
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buona serata, Luisa ❤
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🙏💞🙏
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Sono sensazioni che provo anch’io, Cristina. Mi capita spesso di sentirmi un sopravvissuto.
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caro Guido, sappiamo, proviamo… stiamo…
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