dopo aver conquistato lustri
in libertà di sangue e cartellini
cifre da disavanzi
avanzi da
ricucinare in maniera proponibile
ho risparmiato inesorabilmente
il fiato di accensioni
ho dato fondo agli anni cherubini
altre che andavano in carrozza, io no,
sempre appiedata.
e all’improvviso scalpita una voce
reclama l’attenzione
– noi che vestiamo nuvole d’inverno
e raggiere di sole nei capelli
dice
noi delle fisarmoniche francesi
noi?…
__sì proprio noi__
mi guardo intorno e vedo
l’ala della finestra a nord tremare un attimo
il lembo di una vita trattenuta
tendaggio approssimato
e dimmi, dimmi allora
si tratta dei conteggi usucapione
se l’hai dimenticato
siamo giunti agli sgoccioli, devi recuperare
ogni strappo ogni lingua ogni registrazione
((((sonora))))
e
non ti sembri strano, anche gli slip-triangoli
in quiescenza. Ma c’era poca cera
non feci in tempo a dare forma al cuore
che già vennero a prendermi le foglie
in veste di guerrieri
un autunno di neve precoce
__non hai occhi di verde, tu non hai
che gli occhi__ Infatti, chi se ne accorse mai?
restituisco tutto
ecco
riprendetevi il fondaco, il giardino
le masserizie e i davanzali a rose
loro fresche da dio
io che avvizzisco nottetempo e il giorno
mi spia dalle finestre
assassinandomi alle spalle
lentamente lentamente lentamente
ma poi chi siete voi?
sempre nei boulevards di foglie morte
a cantare d’incensi e di coriandoli, bautte
scontornate di visi_________ solo quelle
a me lontane come le piramidi
passavate nei vicoli festanti, voi che di voci
adesso sorprendete il mio silenzio
e vi pare che basti una promessa ancora
a farmi fessa. E no, basta con permute e riscatti
ho cicatrici fuori e dentro il corpo
e se non vi bastasse
ho fabbricato in anni taciturni la bandiera
del mio nulla a pretendere
bianca.
(a una carissima amica, dopo un lungo dialogo
la risposta di Lucia Tosi:
https://lunediscrittori.wordpress.com/2011/10/30/pensierino-della-domenica-41/
L’ha ribloggato su miglieruoloe ha commentato:
Questa è una poesia che meriterebbe essere riproposta sempre. Ogni mese, mese dopo mese…
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grazie
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Cara amica di cicatrici…
Le cicatrici sono un codice d’onore, la marca che fa riconoscere anche ad occhi (verdi) chiusi.
E sentire. E con-sentire.
Significano una vita-tempo attraversati, con il coraggio di un ‘nulla a pretendere’, ma anche senza baratti, calcoli e ri(s)catti.
E’ duro vivere così ma consente di tenere la testa alta, di fronte agli anni, di fronte al dolore.
Il dolore ci trova sempre.
Bellissima la tua poesia e bellissima la risposta poetica che hai ricevuto.
un abbraccio.
zena
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le cicatrici fresche fanno particolarmente male, immobilizzano, quasi non si riesce a pensare… ne sai qualcosa.
Lucia era di un’intelligenza straordinaria, generosa, conoscitrice di poesia e lei stessa ottima poetessa.
mi manca.
ma sarà con me finché avrò vita..
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E’ bellissima, Cri
…”bellissima” è poco.
“mi guardo intorno e vedo
l’ala della finestra a nord tremare un attimo
il lembo di una vita trattenuta
tendaggio approssimato ”
“ho cicatrici fuori e dentro il corpo
e se non vi bastasse
ho fabbricato in anni taciturni la bandiera
del mio nulla a pretendere
bianca.”
❤
Lascio parlare i tuoi versi.
Mia cara Cri…
gb
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grazie, gb
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La libertà e la originalità della tua vis cantano qui un’apologia.
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Marzia, bentornata.
hai detto tutto in una frase, grande!
grazie
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Car
come sempre riesci a entrare profondamente nel senso dei miei testi.
la mia cara amica la conosci bene, sa resistere alle intemperie della vita, sa che nulla del dolore è meritato, e che se ci accasciamo è vicina la resa.
non dobbiamo temere più nulla perché in fine è proprio del nulla che abbiamo paura.
l’annichilimento ci minaccia, e noi dobbiamo trovare in altre forme d’esistenza il nostro continuum.
grazie, cara amica
buon tutto
cri
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Nenche io andavo in carrozza, ma temo che, tra un po’, andremo (quasi) tutti a piedi e per giunta, in mutande.
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Guido, lo temo anch’io…
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beh, Cristina, che dire? è bellissima. Semplicemente bellissima. Però voglioevidenziare alcuni versi che in qualche modo mi pare sintetizzino pezzi di vita, se non una vita intera:
mi guardo intorno e vedo
l’ala della finestra a nord tremare un attimo
il lembo di una vita trattenuta
non feci in tempo a dare forma al cuore
che già vennero a prendermi le foglie
in veste di guerrieri
un autunno di neve precoce
__non hai occhi di verde, tu non hai
che gli occhi__ Infatti, chi se ne accorse mai?
restituisco tutto
ecco
riprendetevi il fondaco, il giardino
le masserizie e i davanzali a rose
voi che di voci
adesso sorprendete il mio silenzio
e vi pare che basti una promessa ancora
a farmi fessa. E no, basta con permute e riscatti
ho cicatrici fuori e dentro il corpo
e se non vi bastasse
ho fabbricato in anni taciturni la bandiera
del mio nulla a pretendere
bianca.
Insomma, è tutta bella, ma in questi versi trovo tanta poesia e sofferenza, ma anche tanto riscatto. La tua cara amica può ben essere contenta di questa dedica, specialmente se hai letto un po’ nella sua anima e nella sua vita, perché mi sembra un modo, questo, per dirle che l’atteggiamento migliore di fronte alla sofferenza non meritata sia di riprendersi la propria vita e di non temere più nulla.
Ciao, Buona domenica
Car
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“Io me ne accorsi senza vederti che li avevi, gli occhi verdi!”
pensiero bellissimo! Grazie
per aver “visto”
ti abbraccio anch’io
cri
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__non hai occhi di verde, tu non hai
che gli occhi__ Infatti, chi se ne accorse mai?
verde come colore, ma verde come, anche, respiro (del mondo, dell’ Uomo), lo stesso che si trova nei tuoi versi. Io me ne accorsi senza vederti che li avevi, gli occhi verdi!
Un abbraccio, Doris
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