Conoscere il mentre
all’improvviso accorgersi che
siamo bitte
e tratteniamo scampoli di noi
vivere nel momento
perdere memoria del trascorso
fosse un fulmine o un fiore
una gomena è ieri
o l’altroieri infisso
un bioparco di accenti
circonflessi
sopracciglia dipinte spray
qualsivoglia dolore
è morto già
ora è
un bacio o un fastidioso
moscerino un
pane e lamento
nonrespiro
morso
risata
buco
ahi
qui
ora
aprile 2010
quanto più si fa puntiforme, il dolore (o la vita), tanto più penetra in profondità…
Come la parte finale, a cuneo, di questa poesia…
Un abbraccio.
z
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è vero, Zena, e più si vive più si va nel profondo…
ti abbraccio anch’io
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Per chi si è percepito per l’intera vita come una barca alla ricerca di una bitta, questa poesia propone un mutamento di prospettiva. Siamo noi il punto di approdo, mentre tutto il resto si muove e a volte s’impiglia nella nostra realtà
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nella filosofia Zen l’essere umano è nello stesso tempo strada e viandante.
è la sua consapevolezza di esistere, nella percezione della realtà come continuo mutamento
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La solita , preziosa capacità definitoria di Cristina Bove . E la sua “lettura” del qui e ora , oggettivata e condivisibile .
grazie –
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grazie a te, Leopoldo
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La vita dà, la vita toglie, ma mai ci priva di tutto, minutaglie, frammenti di percorsi si depositano nel profondo, restituiscono un fiore, un’alba, ma la meta è segnata e graficamente nella seconda parte della poesia Cristina non lo dice soltanto, lo mostra: il verso trasformato in parola, la parola ridotta a una litania di sillabe.
Narda
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i percorsi del nostro pensiero, mai totalmente esprimibili a parole…
tentiamo allora con l’incisività fulminea di un verso, infine solamente un segno
a dirci vivi
grazie, Narda 🙂
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