S’aggirano fantasmi al verderame
intorno alla giacenza di connotati fuori uso
discariche di vasi e d’inevasi
di tutto ciò che fosse stato troppo
compreso il sacrificio
_talvolta imperdonato, anzi indigesto_
e può sembrare l’oggi un sacrilegio
se non ricade subito il domani
a porre fine
scriverne non assolve l’esistenza
:si sta dove l’incerto che accompagna
è convivente malaccorto
ché se fosse più sveglio andrebbe a capo
tenendo bene a mente che un vocabolo
sarebbe meglio definirlo termine
restarsene seduti
è la beffa dei tempi discordanti
_l’essere stati a danno di sé stessi_
tanto da non saperlo definire
l’amore e le sue immagini distorte
e fermi nell’attesa che si compia
il ciclo delle proprie competenze
(dicasi morte se non fa paura)
ci si perdoni almeno d’esser vivi
Vivendo scontiamo la morte, anzi l’eccedenze della vita s’alzano sulle eccedenze della morte; noi ci assottiliamo sempre più , diventiamo piume, riverberi,… e restiamo a fare compagnia a ciò che resta, alche al peggio.
Narda
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ungarettianamente la scontiamo, questa morte annunciata, ineludibile.
ma il tempo ci sottrae la carne, non lo spirito.
e nel bene e nel male ci conduce al limite…
intanto farsi compagnia, per essere distolti almeno un po’ dalle nostre paure.
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Giacenze, ordini non emessi, pratiche non evase… pensiero che – puntualmente – evade al nostro posto per consentirci di tirare una boccata d’ossigeno, una ogni tanto.
Gesummaria che patimento, a volte, ma non si deve dire ché non sta bene!
Anche costruirsi un sorriso è faticoso.
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“Anche costruirsi un sorriso è faticoso.”
sì
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