in prima persona
è come imbattersi in sé stessi
nelle proprie rovine
e non si fa poesia se non si è universali
con titoli accademici
conoscenza di fatti e gesti anonimi
non io (non ho trovato un soggettivo adatto)
nemmeno un eteronimo
e ho dovuto propendere per io
che se pure pensato come un tu
non ha cittadinanza letteraria
a fronte d’alti versi accreditati
i miei sono invisibili
anarchie da salotto
non avrei mai pensato di pensarmi
in questa identità nominativa
notificarmi quasi di nascosto
distanziarmi dai versi come un ladro
dei miei stessi vestiti
e vado ancora a piedi nelle stanze
_le rime sono facili_ ma ritornando a me
scrivo di quel che so
di quanto si presenta involontario
e senza darsi veramente peso
ha pure un nome
che stupore !
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benvenuto! 🙂
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mi stupisco ulteriormente 🙂
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grazie mille, carissima!
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L’ha ribloggato su lementelettrichee ha commentato:
Come nasce un capolavoro: così, ogni volta che scrivi tu.
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