le visioni dei giorni, il perdurare
che si è adattato al moto ondulatorio
malgrado il naufragare d’altre vite
_uomini morti a testimoni_
uomini vivi sulle boe del mondo
un mare rosso accusa tutti noi
la nostra terra è un covo di predoni
l’umanità s’è spenta e ripiegata
sotto la propria schiena
_si fa finta di credere al buon dio_
come se salmodiare
lo compiacesse fino a trarre in salvo
abbiamo un bel vestire d’arte e fiori
attenendoci a canoni accademici
un fingere che basti la bellezza
a distanziare il marcio
ma la morte ci aspetta tutti al varco
e la sola certezza è che di noi
si parlerà di popoli egoisti _ memi e geni_
vissuti senza mai guardarsi intorno
inabissati già nelle città
o apatici in un’arca di noè
galleggiante sul sangue dei perduti
siamo perduti… ogni attimo di più
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esserne consapevoli e sentirsi impotenti…
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Tutto è così triste, Crì: una valle di lacrime.
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cara Lu, a volte perfino la Bellezza soccombe a questo pianto
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è che ci siamo già, in pieno diluvio, cara Narda,
e abbiamo solo qualche zattera per aggrapparci alla meglio…
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Quanto male, cara Cri, fisico e morale e quanta illusione di un angolo di candore, un’arca di salvezza che mancherà. Bel testo, più sensuoso e meno riflessivo di altri.
Narda
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Oh, Cri cara
Non ho parole
“o apatici in un’arca di noè
galleggiante sul sangue dei perduti”
Ti abbraccio forte forte
gb
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è un’arca in cui nessuno di noi si salverà
abbraccio
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Parole che potrei sottoscrivere, Cristina. Una bella rappresentazione di un mondo che non sa che fingere.
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sì, Guido, conosco il tuo pensiero.
ma in quel mondo mi ci metto anch’io e la mia finzione
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