Salivano tenendosi per mano
la vetta assai lontana, tra le nuvole
e mai s’avvicinava
sedettero sui bordi della notte
su pietre levigate
a raccontarsi vivi
si temevano i giorni dell’addiaccio
per mille giorni si vegliò la frana
le colombe fuggite troppo in fretta
avvisarono l’aria dei rapaci
_vennero neri a frotte_ tuttavia
trovarono soltanto abiti smessi
e versi scritti sulla roccia nuda
un cielo incontinente
cancellava le impronte
non sapevano d’essere arrivati
al dunque della biodemarcazione
tra le minuzie delle pulsazioni
e l’universo ignoto
_chi andava e chi restava_
Intanto qui
la cenere rivendica fantasmi
Bello questo viaggio ai bordi della notte, addolcito dal canto di Kate.
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grazie, Guido. 🙂
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