Considerazioni di una notte insonne

 

Confido anche qui, a quei pochi amici che non frequentano facebook e che ogni tanto si affacciano a questa mia dimora di solitudine: è la malinconia che mi sbiadisce.
Mi sto perdendo nella polvere.
Assisto con grande stanchezza all’intermittenza di una mente: il mio compagno ha guizzi di memoria che lo restituiscono un attimo al presente, in una illusoria normalità che subito sparisce nelle pieghe della sua intontita abulia.

Dieci anni di cancellazioni: prima il suo volto, ne distolgo lo sguardo, è come se gli fosse stato sottratto e sostituito con una maschera dagli occhi inabissati tra palpebre e gonfiore, la bocca ride su quel che resta dei denti (la protesi non la mette mai) e in quel suo modo grottescamente infantile mi chiede l’attenzione.
Mi defilo, lo confesso. Non riesco ad accogliere questo sconosciuto ebete il più del tempo, lucido solo a sprazzi, quei pochi bastanti all’insostenibile alternarsi in me di sentimenti di pietà e disagio.

Il deterioramento della mente si accompagna a una devastante trasformazione fisica: è orribile assistere alla graduale sparizione di una persona che stento a ricordare giovane, quasi non appartenesse più alla vita trascorsa tanto a lungo insieme.
Non la vecchiaia, che già sottrae naturalmente forze e speranze, induce a revisioni della proprie aspettative, obbliga all’accettazione del proprio cambiamento fisico, e tuttavia è accettabile serenamente se l’intelletto assiste, se la voglia di conoscere e capire tiene desta l’attenzione su tutto quanto accade dentro e intorno a sé; nemmeno la malattia, che può indebolire il corpo e obbligare a difendersi. È la malattia della mente che uccide prima della morte.

Morire è conseguenza della vita, anzi la finalità ultima e ineludibile, e la più sicura via di fuga, ma la morte di chi è ancora vivo è straniante, porta al disconoscimento della persona, all’impossibilità di interagire se non in forma di doverosa assistenza.

Soltanto la tensione verso l’Armonia e la Bellezza può salvare, pur nella consapevolezza della disarmonia e del Male.
Potrebbe sembrare un volontario esilio (in effetti lo è) se ho la sensazione di vivere in una bolla, presente soltanto all’amore dei miei figli e delle loro famiglie, e alle preziose amicizie che mi sostengono sapendo che questo è il mio unico modo per sopravvivere.
Il pensiero è il reale rifugio in cui posso rintanarmi per resistere al continuo sdoppiamento tra cemento e tentativi di volo.

 

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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12 risposte a Considerazioni di una notte insonne

  1. Leggo un coraggio spasmodico di verità, oltre ogni attenuazione possibile. Difficile intervenire in questa condizione così fraternamente vicina alla realtà umana da cui distoglie lo sguardo, di tanto in tanto, solo per poter sopravvivere.

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  2. miglieruolo ha detto:

    Per un vertiginoso lungo momento di disperazione ho temuto di dover affrontare la stessa situazione che da tempo patisci e che, in maniera coinvolgente, hai descritto. L’abisso sembra rinviato, ancora però incombe la possibilità di precipitarvi. Con un me per altro non in ottime condizioni fisiche.
    Per più di un anno ho comunque sperimentato che nessuna barriera può spezzare la volontà di comunicare con un essere quando il messaggero non è l’intelletto, ma il cuore. Quando non si tratta di servire parole ma trasmettere piccole porzioni d’amore. Di dare ciò che l’essere ha bisogno: Gentilezza sempre, pazienza fin che puoi, amore sempre. Lui non capirà l’essere invece sì. E te ne sarà grato. Arriverà forse a baciarti le mani. Come è successo a una mia amica, che me lo ha confessato commossa. Tutti noi te ne saremo grati. Per l’aiuto che dai a un fratello bisognoso, e quello che darai a te stessa, altra sorella bisognosa, bisognosi noi tutti, che la pace Penetration le dure nostre cervici che non ne vogliono sapere di rimettersi a chi ne sa più di noi. La pace allora dentro di te, affidandoti e affidandolo allo spirito di-vita che governa il mondo.
    Più di quello che fai non puoi, lascia allora sia Lui a fare.
    Sia fatta la volontà di chi ha voluto il mondo, non la nostra, di noi ciechi che guidiamo altri ciechi.

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    • cristina bove ha detto:

      Non so, Mauro, forse potrei fare di più, ma non mi sento, né sono, un’eroina. Anzi!
      è con la mia pochezza che sto facendo i conti, con la mia scarsa propensione ad accogliere.
      spero in una qualche schiarita del mio intelletto, che mi riconduca alla consapevolezza dell’anima,
      grazie

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  3. francocanavesio ha detto:

    Resisti, resisti e tieni viva quella tensione.

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  4. Daniela ha detto:

    comprendo la tua fatica psicofisica nell’affrontare un calvario lento senza speranza di una persona che avrebbe dovuto essere tuo sostegno,Ti abbraccio forte e spero che il resto della tua famiglia continui a sostenerti e darti forza.Un bacio.
    Daniela

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