coccoderie di cieli sempre azzurri
primaverie di prati verdi
galline becchettare a verso sciolto
polente e madrigali
intanto che sull’aia cala la sera (sempre cala)
così come
una perenne fonte che disseta
nel gelido sussurro di dolore
fantasmi del passato
che tormentano l’anima
come rugiada (brina se d’inverno)
nel deserto del cuore
intraprendere un viaggio senza fine
come foglia d’autunno (non se ne può prescindere)
il vociare dei bimbi nei giardini
e parlarsi con gli occhi
piangere a calde lacrime
d’albe radiose e soli risplendenti
e carezzare pelle vellutata (a morte i rospi)
nel respiro profondo dei ricordi
in un canto d’amore senza fine
bisogna ricambiarle queste cose
con giri di parole compiacenti
e non si dica mai la verità
perché i discorsi tra pennuti e affini
conducono alla paglia
e onestamente spero di finire
fingendomi anatroccolo
aspettando Godot (Andersen, sciocca!)
e si salvi chi può
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🙂 🙂 😉
versi dolcemente feroci, lasciano il segno.
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dolcemente feroci… mi piace molto questo tuo ossimorico commento 🙂
naturalmente avrai capito che la parte centrale è solo una lista di versi raccolti qua e là in qualche sito di “poesia”… ahahahah
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certo! quello non può essere il tuo stile, visto che quello è un non-stile, oltretutto!
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